Leggendo “Il desiderio di Emma”, di A.S.Twinblack
Emma materialmente non era sopra le righe, eppure intorno aveva lo sfarzo, appurandolo momentaneamente, un po’ come in quel film, “La grande bellezza”… sul punto di mettere in pratica una perdizione, a dir poco improponibile nella vita reale, impensabile dai più.
In Lei (purtroppo?) continuava a scalpitare il cuore di una ragazzina abile ad ammiccare, a recitare una parte, sapendo improvvisamente di attrarre con stile, col tratto estetico ad accentuarle l’autostima in vista di ciò che voleva fare.
La sicurezza consiste al massimo nell’attimo da cogliere, nel muoversi, per una donna stimolata da un linguaggio volgare ma deciso, così da fremere dimenticando, ingorda, la sua immagine sdoganata con ancestrale pudore, con quell’ipocrisia di fondo che demonizza capricci e avventure.
David provando a far rientrare il momento nell’ordinarietà delle cose la irretiva un bel po’, ma proprio percependo il benché minimo disagio nella donna ricostituiva una dolce premura che lei non poteva non cogliere al volo, così da rasserenarsi.
La tensione mista all’esaltazione degli amorosi sensi le comportavano pulsazioni d’infinito, intorno a Emma c’era un tris d’assi al maschile fatti pervenire da dio Denaro indubbiamente, nonostante di solito socializzasse con individui non accecati dal bene materiale.
Meritavano allora d’essere scrutati questi bellimbusti, per assorbirne i dettagli e farli scendere dal piedistallo, attimo dopo attimo, dimodoché si potesse godere di quanto auspicavano da lei, e possederli in fondo, in un determinato contesto.
David piuttosto la eccitava per quanto fosse selvaggio, il cuore le bruciava per la perversione principalmente da lui calibrata, nient’altro che a pelle, non potendo fare altro che immaginare quello che sarebbe successo a breve, elevato all’eros.
Il dubbio in essere semmai consisteva nel fatto di potersi ubriacare per dimenticare d’istinto ciò che necessitava di affrontare, nella fragilità ch’è tipica quando ci troviamo a un passo dalla libertà emotiva, quando ci sentiamo incontenibili.
David la guardava meravigliato, come se sconvolto, segno che la passione stava trionfando in Emma, circolante nelle vene, col nervosismo conseguente invece ogni volta a una mascolinità scontata, autorevole, troppo facile da attribsuire.
Agli occhi di Emma appaiono uomini da spalmare sulla pelle, un orgoglio totale, che l’autrice di questo romanzo erotico descrive cominciando da un incontro casuale, tra la protagonista e un’amica di scuola, trascorso tanto tempo da quando presero la maturità, sedute l’una accanto all’altra.
L’universo virtuale è in grado d’offrire opportunità di rilancio per la sfera sessuale, e Alice lo ammetteva in tutta confidenza, penetrando la mente dell’interlocutore alquanto ingenuo, per accattivarlo.
I presupposti per decretarsi un’amante seriale non mancavano, Emma in realtà finiva a raccogliere i cocci di un’attrazione che non volgeva mai alla reciprocità d’animo, e per giunta di nascosto, con l’indipendenza a regredire in solitudine… e per giunta propriamente!
Senza contare il distaccante istinto materno, rassicurante il cuore di una figlia come Emma finché la suddetta non si sentiva alle strette con tutte le cure del caso non potendo così crescere mai per se stessa, e in primis a livello sentimentale, quasi paradossalmente a scanso delle accortezze affini.
Emma Tarantino stimolava la perversione nella mente del suo superiore, il giudice Cosentino, che di certo si divertiva a schiacciare la dignità del singolo individuo, divenendo ancor più diabolico in presenza di una signora, anche solo apostrofandola come “signorina”.
Intanto, su Facebook, “Il Principe del Piacere” la impressionava ambiguamente chattandoci, avendo un obiettivo chiaro: farle riscoprire erotiche appartenenze in definitiva, col vedo/non vedo della parola rifocillante i sensi.
A forza di richiedere passivamente il rispetto e un sentimento al contempo, col cuore strizzato dalla disperazione, l’umano intelletto scemava, ma ora lo stordimento si rifaceva a dei termini indimenticabili, come a credere di ricevere affetto con adulazione, aldilà di ogni sputtanamento.
A fronte dunque di una splendida donna che la dava eccome, che si lasciava sbattere, penetrare in assoluto, all’origine delle voglie che la infiammavano come la prima volta, completandola alla minima impressione.
Il Principe del Piacere procedeva a sedurla in maniera del tutto comunicativa, senza accorgersi forse che Emma aveva già preso il volo in sé stessa, con una logica incendiaria e una fisicità complice al momento d’avventurarsi, orgasmico.
Umidificando il più volgare dei segni di ribellione si rassegnava a godere, a spaziare nell’irreale, a costo che si esaurisse la sua forza di volontà, avida e cioè certa d’aver raggiunto uno scopo personalmente, d’essersi sacrificata per questo motivo.
I facili costumi riguardano colei che si attiva facendo sesso, ovvero pretendendo il massimo in siffatto contesto da un solo partner fidato, nonostante certe consapevolezze che insorgono sconquassando l’emotività.
La realtà dipende da un bagaglio di conoscenze sigillato aldilà dell’amore che una coppia di esseri umani manifesta privatamente, la coscienza dunque soppesa spasmodici cortocircuiti tra sessi opposti che si rinsaldano provocando orgasmi non per se stessi.
La nudità dei corpi conclude l’animo umano, con la donna a bramare l’uomo, in una battaglia d’uguaglianza, con l’esatto opposto che potrebbe accadere se non fosse per le rivendicazioni al femminile, cosicché ci si consuma famelicamente, reciprocamente.
I due eccedevano virtualmente, h24, comunicando ormai con un fare sbrigativo ma intensificante, sapendo essere di poche parole e senza aver bisogno di stare in simultanea, vista la possibilità di replicare come a dare tutto di sé liberamente e profumare quindi delle accelerazioni nel rapporto.
E comunque il sesso non coinvolge gli uomini al cospetto di una vagina elevata all’orgoglio, si rinvigorirebbero inutili polemiche dalla parte delle donne, alle quali basterebbe grondare di piacere per non pensarci più!
Il patema carnale debella e permette al contempo di sconfinare, di uscire fuori dall’inflessibile perbenismo che ammassa e rigetta le anime nell’ipocrisia, per spaziare piuttosto in tutto ciò che siamo, prima individualmente e poi, giocoforza, insieme!
Emma rischiava di lasciarsi col suo amante dovendo cominciare a richiedere per sé con autorevolezza maggiori premure, maggiori vedute, imponendo la realtà dei sentimenti, il mantenimento di certe, inguaribili promesse.
Tecnicamente, va ribadito che la scrittrice sa dove colpire per far scattare le emozioni, avendo occhio per l’immagine senza che diventi stucchevole, in un racconto che scuote le coscienze, coraggioso, fisico, di forte impatto.
Ciò ch’è stato scritto è lo specchio di ciò che si fa per gli amanti dei deliri… particolare il piacere affabulatorio, che si registra in una specie di gara di gigionismo tra i personaggi.
Il lessico è arrembante, il linguaggio è adatto alla storia, di una trama magari pretenziosa.
La progressione del racconto è di una fluidità dovuta dal pensiero dominante, nel finale, tracciati i profili, l’autrice sembra effettuare virate rapide con dialoghi incalzanti, come a distinguere lo scrivere dallo spiegare.
Figure e atmosfere di attendibilità perfino sociologica assumono difatti un’intensità visionaria e realista.
L’amarezza intimistica è di un fascino estremo, straziante, passionale, volto a riorganizzare il filo testuale.
Tra fantasia e cialtroneria, purché fuori da ogni ipocrisia e conformismo, il lettore si cala negli abissi mentali di una presenza umana che si libera dall’emblematico coacervo di rifiuti.
I tempi di scrittura inferociscono, l’opera mostra tutta la sua sincerità nel segno della leggerezza, con la fascinazione per un genere, per delle spontanee considerazioni dalle parole forti.
L’autrice stimola quel piacere della lettura da agevolare e arricchire, nel fluire di ciò che accade.
Leggo, ed è come inseguire una verità, un’illuminazione più forte di ogni altra, incalzante, con la cognizione che si acquisisce fulminea, coi flash d’ispirazione rilevabili da occasioni da far scattare durante il racconto.
Quando la tensione cresce minimamente, ecco che si mescolano scenari, accordi, ritratti e colpi di scena spietatamente.
Le monotonie spuntano al volgere dell’estraniazione o dell’interferenza, ma le parole sono in circostanze tali voraci, denotata l’esigenza di cose stabili, forti, come solo le emozioni lo possono essere.
Sì, è merito dei personaggi se vengono fuori momenti godibili, con un crescendo lento, nervoso e oscillante che fa entrare chi legge nel vivo della trama, della malata fascinazione al pericolo estremo di un avvicinamento.
La storia incide, coinvolge grazie ai toni, cattura subito senza notazioni moralistiche, con un’energia ritmica votata all’eccesso senza scrupoli.
Narcisistica l’esibizione su certezze e scelte, dal tono trionfalistico, roba che invece seguendo i sommessi moti dell’anima, e cioè tra disillusioni, cadute, speranze e ammiccamenti, il tono si rende intimo, brevemente malinconico, dolente, ma anche fiero e incazzato.
Le domande da fare si possono cercare dentro le risposte, l’attraversamento esistenziale lo si ricava sulla sponda di un fiume che non nasconde la verità di una donna come Emma.
La sua ossessione, cruda e sconvolgente ma vivibile e colorata grazie a certi spunti di nonchalance, tra fantasia e realtà diventa lineare, asciutta e rigorosa.
Tra le pagine s’inspira un genere letterario oramai esplicitato, ossia quello erotico: il mood di un’esperienza radicale, che mette da parte ulteriori storie, tra il dorato e il passionale, come se alla ricerca di una lezione da dare alla gente con incipit non per forza articolati, capaci di fare colpo, e improvvisi squarci di surreale leggerezza.
Già, un surrealismo di vita vissuta assume parole lapidarie, e perciò efficaci, dirette.
Chiudo il libro, e vale la pena interrogarmi su quello che ci diciamo quotidianamente, appropriarmi del valore delle parole a ogni botta e risposta, rivelarmi prima o poi per sentimenti profondi date delle ragioni inconfessabili.
- A.S. Twinblack è lo pseudonimo dietro il quale si cela una donna e una psicoterapeuta da sempre appassionata della lettura; dai testi di psicologia ai saggi, dai gialli ai thriller, dalle biografie alla narrativa generale.
Nel 2015 ha iniziato a cimentarsi nella scrittura di romanzi erotici, un genere che ha sempre amato e letto fin da giovanissima.
Dice di sé: “A.S. Twinblack è il lato ombra della mia anima da cui affiorano fantasie e immagini di passione e desiderio che amo tradurre in parole. Mi auguro che possiate provare nel leggerle lo stesso piacere che ho io nello scriverle”.
Opere pubblicate: IL FUOCO DENTRO, romanzo erotico (settembre 2015); LA MASCHERA vol. I. IL LATO OSCURO DI CLARA (marzo 2016); IL DESIDERIO DI EMMA (agosto 2016); LA MASCHERA vol. II. SOLO MIA (dicembre 2016); MY BULL BOY (febbraio 2017); GIOCO CARNALE ( giugno 2017); UN CUORE NUOVO (settembre 2017); BLIND, un racconto noir contenuto nella raccolta DUE OMBRE D’ANIMO E PIACERE della collana “Il principe e la cacciatrice” (dicembre 2017); VOLEVO ESSERE MISTER GREY, un romanzo eroticomico scritto a quattro mani con Barbara Anderson (febbraio 2018); APATIA MORTALE, un racconto horror inserito nella raccolta FENOMENI – IL LAMENTO DELLE TENEBRE (2018).
Il 30 settembre 2019 pubblica col suo vero nome, Antonella Scarfagna, l’ultimo romanzo, LA NOTTE DELLO SCORPIONE, un thriller/horror.
“Questo voglio dai miei romanzi: che vi emozionino e mi facciano emozionare”.
Contatti: astwinblack@libero.it ; https://www.facebook.com/MrsTwinblack/ .
Foto dell’autrice: