Anghelopoulos con l’installazione “Stazione di Posta- Riappropriazione” partecipa alla collettiva RAW “We As Nature” al Ripa Palace Hotel
Poetico e coinvolgente per la su capacità di dare forma ad una pittura materica dai segni fitti e armoniosi
che danzano con la luce del pensiero aprendo spiragli verso quel luogo, non luogo dove l’invisibile si palesa,
A. T. Anghelopoulos, artista noto a livello internazionale racconta dell’uomo di questa esistenza sospesa
tra attese e speranze, desideri e inganni, dove sempre più diventa difficile mantenere legami stabili.
Intense e materiche le sue rappresentazioni come sospese e in costante movimento, racchiudono le
energie dell’universo ad abbracciare terra e cielo, materia e spirito, di cui l’uomo è protagonista fragile
nella sua incertezza, ma desideroso di guardare oltre il visibile per ritrovare sé stesso.
Nato a Teramo 1963) e attivo a Roma dove vive e lavora, Anghelopoulos mediante l’interazione di
materia, colore e luce che fanno parte integrante delle sua opere e grazie alle quali ridefinisce diverse
gestioni dello spazio tra apertura e chiusura, visibile e invisibile oltre la soglia che separa il confine tra fisico
e metafisico, restituisce un viaggio in cui recuperare i luoghi della mente con cui riscoprire l’ascolto di sé
tra presenza e assenza, verità e sogno. Fin da giovanissimo, affascinato dall’arte, frequenta i primi corsi di
pittura cui seguiranno le prime esperienze espositive, lo studio della fotografia e importanti incontri con
alcuni affermati artisti nazionali, tra i quali il grande artista figurativo Gigino Falconi. Questa passione per le
arti visive verrà successivamente ripresa dopo gli studi classici e la laurea in medicina con la realizzazione di
dipinti e installazioni che nella loro originalità di linguaggio guardano ai grandi nomi dell’arte
contemporanea del secolo scorso tra cui Klee, Magritte e Rothko quest’ultimo famoso in particolare per i
campi di colore con cui l’occhio entra in una suggestiva proiezione intima nei suoi luoghi sconosciuti di in un
sentire cosmico.
Da non perdere l’inaugurazione della collettiva “We As Nature” nell’ambito della Rassegna Rome Art
Week, progetto ideato e curato da Roberta Melasecca insieme a Fabio Milani e Sabrina Consolini che si
svolge a Roma presso gli spazi del Ripa Palace Hotel (Via Orti di Trastevere, 3) il 28 ottobre 2020 a partire
dalle ore 17.00, cui ha preso parte Abghelopoulos con un’installazione che invita alla riflessione su sé stessi
e sulle azioni da compiere per migliorare l’atteggiamento nei riguardi del nostro Pianeta e della natura di
cui l’uomo è parte. “Stazione di posta – Riappropriazione. (Staging post-Reappropriation” (2019) questo il
titolo dell’installazione, oltre a rappresentare un approdo per il viaggiatore va vista quale metafora dell’intelligenza posta al servizio dell’uomo e del libero pensiero e anche della Natura, La Stazione di posta
è da intendersi nelle accezioni di punto di osservazione e luogo di insediamento nel senso di ricostruzione
di un rapporto autentico tra esseri umani. Quest’opera che appartiene ad un percorso tematico formato da
14 installazioni, diventa un’occasione, per fermarsi, per osservare quanto accade intorno. Si è entro un
territorio neutrale, luogo di sospensione temporale dove pensare liberi da condizionamenti e preconcetti,
liberi da giudizio con cui riappropriarsi dei significati più autentici legati a parole, simboli a partire da quelli
più elementari che fanno parte del vissuto e delle relazioni e da cui derivano gesti e azioni complesse e
significative. L’installazione di Anghelopoulos suggerisce non solo “una via silenziosa”, ma una “sfida e
accettazione di responsabilità per chi decida di percorrerla. L’osservatore può interagire con gli elementi di
ciascuna installazione che diventa, così, cornice, scenografia di una performance spontanea live”.
Questo senso di responsabilità rientra nel punto di forza del progetto “We as Nature” che ha preso quale
riferimento l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, un programma d’azione per le persone, il pianeta e la
prosperità, ed in particolare l’Obiettivo 15 “La vita sulla terra – proteggere, ripristinare e favorire un uso
sostenibile dell’ecosistema terrestre”. In particolare “We as Nature” come scrive la curatrice e ideatrice
dello stesso progetto Roberta Melasecca “ vuole operare per la costruzione di un nuovo Umanesimo e di un
nuovo Urbanesimo, riconoscendo che uomo e natura nascono dallo stesso spirito e dallo stesso anelito verso la vita e la sua trasformazione. Utilizzando gli strumenti dell’arte We as Nature vuole tessere una nuova rete consapevole di comunità territoriali interagenti e collaboranti, mettendo in atto azioni annuali incentrate su quelle realtà che assumono come elemento fondante di sé stesse l’identità profonda tra umanità e natura”.
Il progetto, di natura continuativa come afferma Roberta Melasecca “si incarnerà anno per anno nel lavoro di artisti che siano scrittura e rappresentazione del cuore del progetto, portando avanti insieme azioni e attività che si legano con le comunità territoriali. Una delle prime opportunità di sviluppo di questo primo
asse sarà durante questa V edizione di Rome Art Week” .Gli ingressi all’esposizione sono contingentati
secondo distanziamenti e norme DpCM.
Le opere di Angehlopoulos in cui si susseguono segni fitti e armoniosi, squarci densi di chiarori e ancora
identità riscoperte oltre quella maschera che imprigiona e poi libera, aprono ad un nuovo sguardo sul
mondo dove si delinea quel confine tra fisico e metafisico al d là del quale si cela la verità sulla stessa
esistenza. Rappresentazioni concettuali e segniche, ma anche ritratti di personaggi noti del ‘400 rivisitati,
presi a prestito da grandi artisti del passato, raccontano dell’uomo e del senso di questa esistenza, dove si
susseguono emozioni legate a dubbi, paure, ma anche aspirazioni e desideri che accompagnano il cammino
quotidiano. Se in “Planisferi” si intravede il desiderio dell’uomo di conoscenza, il suo viaggiare per
sperimentare il passo oltre i confini territoriali che in realtà non esistono perché tutto è in divenire e si
modifica nel tempo, nel ciclo “Passages” le large campiture di colore rievocano soglie, portali, varchi che
inaspettatamente si aprono davanti all’osservatore e da essi emerge una luce che ricorda la tesaurizzazione
luministica delle opere di Turner. A restituire l’infinito di un cielo in cui si è immersi e quello presente in sé
stessi sono i “Cieli materici” rispettivamente con “Dense Skies” e “Inner Skies”.
L‘uomo diventa entro questa sinergia di materia e luce, protagonista, affascinato e smarrito innanzi alla vita, ma anche desideroso di volgere il proprio sguardo oltre il visibile per lasciarsi aperta una possibilità: un
percorso nuovo, fatto di attese.