Pronto Soccorso CTO, i Giudici amministrativi si pronunciano sulla riattivazione del presidio di emergenza.
La III Sezione del Consiglio di Stat, oggi, con un’ordinanza che per esaustività somiglia ad una sentenza e di
fatto ne anticipa il contenuto, ha accolto la impugnazione con domanda di sospensione in via cautelare
promossa dai medici ortopedici del CTO A. Alesini con il patrocinio dell’Avv. Alessandro Bianchini avverso la
sentenza del TAR Lazio 8255/2021 12.07.2021 con la quale veniva respinto il precedente ricorso degli stessi
medici volto ad annullare il provvedimento di attivazione del pronto soccorso specialistico ortopedico presso
lo stesso CTO.
Una vicenda che perdura da un anno e mezzo e che sembra, finalmente, prendere la piega della legalità e
della corretta amministrazione volta alla salvaguardia della salute del cittadino.
Ripercorrendo in sintesi la vicenda occorre prendere le mosse dal 15 aprile 2020, giorno in cui veniva attivato
dal direttore dell’UOC S. Eugenio-CTO un Pronto soccorso specialistico ortopedico presso l’ospedale CTO
A.Alesini.
I medici ortopedici dei reparti di ortopedia del presidio ospedaliero CTO Alesini, gli unici assegnati a fare
turno al PS e ad aprire le cartelle cliniche dei pazienti, avevano impugnato dinnanzi al Tar il provvedimento
di attivazione di un pronto soccorso monospecialistico ortopedico, lamentando di dover curare pazienti con
patologie non ortopediche e denunciando una serie di criticità e di carenze dotazionali, tali da rendere il
Pronto Soccorso, inidoneo ad assolvere la sua funzione di presidio emergenziale.
In particolare, la difesa dell’Avv. Alessandro Bianchini rilevava il grave pericolo in cui incorrono i medici
ortopedici, allorché si presenti al PS un paziente bisognoso di cure non congruenti con la specializzazione in
ortopedia, quanto i pazienti stessi che non possono, loro malgrado, usufruire delle cure specialistiche al caso
necessarie.
L’iter processuale, che trae spunto da un iniziale rigetto del Tar, si sviluppa attraverso un secondo a dir poco
opinabile provvedimento dal medesimo esito dello stesso tribunale amministrativo con il quale, in sintesi,
veniva contestato l’interesse al ricorso dei medici ortopedici, rei di non possedere un interesse giuridico
qualificato e differenziato tale da configurare una posizione soggettiva di interesse legittimo.
Gli stessi invece, come ha giustamente riconosciuto il Consiglio di Stato, posseggono un evidente interesse
acchè la dotazione di risorse umane e strumentali del PS CTO risulti adeguata e rispettosa dei canoni di legge,
per evitare di dover sopportare rischi professionali derivanti dall’impossibilità di garantire ai pazienti le cure
necessarie.
Il provvedimento di istituzione del CTO li ha infatti posti in una clamorosa ed evidente situazione di disagio
lavorativo.
Nella giornata di ieri, finalmente, il Supremo Collegio, Presieduto dal Consigliere Franco Frattini, dopo il
ricorso promosso dall’Avvocato Bianchini avverso la sentenza reiettiva, ha concesso un provvedimento
cautelare sospensivo che impone alla ASL di adeguarsi ovvero, in alternativa, di chiudere il pronto soccorso
monospecialistico, che non dovrebbe accogliere patologie (quelle non ortopediche) per le quali non vi è
alcuno specialista nel servizio di Pronto Soccorso.
Nello specifico si ritiene necessario predisporre quanto prima un pronto soccorso comprensivo delle
specialità d’urgenza (cardiologo, anestesista, internista, chirurgo) utili al trattamento dei casi più disparati
che ogni giorno, e ad ogni ora, si presentano al pronto soccorso.
Tale conclusione deriva in misura decisiva, come sostiene il Collegio, dalla consistenza delle cartelle cliniche
allegate prontamente dalla difesa dei ricorrenti e attestanti l’approdo al PS di pazienti portatori di morbilità
non sempre coerenti con la vocazione monospecialistica della struttura e necessitanti di cure ivi non
adeguatamente erogabili. (si riporta come esempio cartella clinica di un paziente deceduto a seguito di
infarto nel 4.02.2021 presso il CTO e non prontamente sottoposto al trattamento del cardiologo, il quale si
trovava in reperibilità notturna).
A nulla sono servite dinnanzi al Colelgio le controdeduzioni avanzate dalla difesa della ASL secondo la quale,
per fronteggiare le criticità menzionate, sarebbe sufficiente stabilizzare il paziente e predisporre un suo
rapido trasferimento al Presidio Ospedaliero Sant’Eugenio, distante 5km.
Il pronto soccorso andrà dunque riqualificato con la sua piena funzione di presidio emergenziale tenendo
conto dei limiti e delle problematicità che comporta la mancanza di medici specialistici al suo interno.
Si tratta di un provvedimento decisivo che, come detto, sembra anticipare una sentenza di merito che
dovrebbe giungere in tempi rapidi