L’editoria italiana sempre più internazionale: vendute all’estero il 12% delle novità pubblicate ogni anno.
Un’industria del libro che guarda sempre più all’estero, ma che ha ancora bisogno, specie per la piccola e media editoria che ha sofferto di più la chiusura delle fiere internazionali causa Covid, di servizi per affermarsi sui mercati internazionali. Nel 2020 la vendita di diritti è stata pari a 8.586 opere, +0,2% rispetto al 2019. I piccoli e medi editori però (tra i 9 e i 100 titoli pubblicati all’anno) pesano su questo numero per una quota del 9%, in calo di tre punti percentuali rispetto l’anno precedente.
Sono i numeri presentati a Più libri più liberi, Fiera nazionale della Piccola e Meda Editoria di Roma organizzata dall’Associazione Italiana Editori (AIE) durante l’incontro del programma professionale Oltre Chiasso. La dimensione internazionale dell’editoria italiana, in collaborazione con il Centro per il Libro e la Lettura (CEPELL), con il sostegno di ALDUS UP, programma finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito di Europa Creativa.
“L’accompagnamento degli editori all’estero, specie quelli medio e piccoli, è da sempre uno dei nostri primi obiettivi – ha spiegato il presidente di AIE Ricardo Franco Levi –. Lo conferma anche quest’anno Più libri più liberi, con il Rights Centre, in programma ieri e oggi, e il fellowship program in collaborazione con Bologna Children’s Book Fair: un calendario di attività per gli editori stranieri volto alla scoperta e al dialogo con il mondo del libro italiano per giovani lettori. All’orizzonte, l’appuntamento più rilevante è Francoforte 2024, l’edizione della Buchmesse che vedrà l’Italia ospite d’onore: un appuntamento per cui già siamo al lavoro da tempo”.
“Più libri più liberi torna in presenza a favore dell’editoria, particolarmente delle piccole e medie case editrici, e lo fa in un momento di grande transizione verso modelli di consumo orientati al digitale dove forte è la necessità di internazionalizzazione – afferma Carlo Ferro, Presidente di ICE Agenzia. –. Il libro è ancora oggi uno dei mezzi di diffusione per eccellenza della cultura: lo è in senso sincronico a tutti i livelli sociali ma anche in senso diacronico, quale testimone della civiltà e della società nel tempo. Con questa consapevolezza, il Sistema paese è a fianco dell’industria di settore e come ICE Agenzia abbiamo confermato il nostro supporto. In particolare, per questa edizione porteremo a Roma un folto gruppo di operatori esteri, provenienti da 13 Paesi. È un impegno importante alla luce delle condizioni sanitarie che ancora caratterizzano molte aree geografiche. Grazie agli organizzatori e un grande in bocca al lupo alle aziende partecipanti”.
“In un mondo in cui i processi di consumo culturale – compreso il consumo di “lettura” – passano quasi tutti attraverso quella terra senza confini fisici e senza barriere linguistiche che è la rete – dichiara Angelo Piero Cappello, direttore del CEPELL – pensare esclusivamente in termini di ‘mercato nazionale’ sarebbe un grave errore; l’orizzonte internazionale della lettura dovrà essere l’obiettivo assunto dalle politiche pubbliche di sostegno e promozione del libro italiano nel mondo se intendiamo continuare a mantenere competitiva la qualità dell’editoria italiana sugli scenari internazionali”.
Sempre più internazionali. Nel 2020 la vendita di diritti ha riguardato il 12% della produzione editoriale di novità. Nel 2001 solo il 4% dei titoli pubblicati trovavano interesse da parte delle case editrici straniere. Battuta d’arresto, invece, per l’import: sono state 9.127 le opere di autori stranieri acquistate dagli editori italiani, in calo del 6%, flessione che va comunque commisurata alla più generale riduzione dei titoli pubblicati durante l’anno. L’Italia si conferma un Paese molto aperto verso le culture e le letterature straniere, un Paese che traduce molto e che però, con il passare degli anni, dipende meno dall’estero. Dal 1997 al 2020 le opere di autori italiani sono cresciute del 56%, le traduzioni del 24%. Nel 1997 era tradotta una novità ogni 4 pubblicate, oggi «solo» il 17%. Nel 2020 si è tradotto soprattutto dall’inglese (62% di tutte le traduzioni), dal francese (16%), dal tedesco (7%) e spagnolo (4%).
Import ed export: i dati e i generi. Sul lungo periodo, si conferma il trend che porta verso il pareggio tra esportazioni e importazioni (ad oggi più numerose): negli ultimi 19 anni le prime sono cresciute a un tasso medio annuo del 19,9%, le seconde del 4,3%. Compriamo ancora diritti di edizione da editori stranieri più di quanti ne riusciamo a vendere, ma in alcuni settori come libri per bambini, illustrati e saggistica la situazione è già capovolta. Nel dettaglio: nel 2020 l’import della narrativa è stato di 3.349 opere, l’export di 2.420. Nel settore bambini e ragazzi l’export è di 2.812 opere, l’import di 2.190, nella saggistica export a 2.027 e import a 1.460, infine negli illustrati l’Italia ha venduto all’estero 712 opere e ne ha acquistate 93. L’Europa, con 5.914 opere acquistate, resta di gran lunga il primo mercato di sbocco, con il 69% dei titoli venduti all’estero. La Spagna ne ha acquistati 1301, segue la Francia (917), la Polonia (650), la Germania (591) e il Regno Unito (237).
Il mercato dei piccoli e medi. Se prendiamo in esame i piccoli e medi editori (9-100 titoli l’anno), vediamo come la vendita di diritti li abbia riguardati, nel 2020, solo per il 9% dei titoli ceduti, ovvero 772, in netto calo rispetto ai 1.228 del 2019. Il trend degli anni precedenti, tuttavia, segna una crescita continua che probabilmente si è bloccata per l’eccezionalità del primo anno di pandemia. Il numero medio di transazioni per ogni editore è di 3,1, quindi abbastanza basso da rendere ogni singola operazione costosa.
Le co-edizioni. Il 2020 ha segnato una battuta d’arresto anche per le co-edizioni, in calo del 65%, ma che con 10.37 opere rimangono un comparto rilevante per l’internazionalizzazione dell’editoria italiana: erano 2.987 nel 2019.