Progetto Mourinho e progetto Sarri: tra speranze e difficoltà
L’inizio di stagione 2021-2022 nelle terre romane è stato traumatico e rivoluzionario. Su una sponda del Tevere la Roma ha chiuso il rapporto che aveva con Paulo Fonseca e ha deciso di ingaggiare uno degli allenatori più controversi, amati e odiati degli ultimi anni: Jose Mourinho. Sull’altra sponda, invece, la Lazio è rimasta orfana di Simone Inzaghi che ha deciso, dopo tre anni sulla panchina biancoceleste, di fare il salto e confrontarsi con una squadra un gradino superiore come l’Inter. Al suo posto la scelta della guida tecnica è ricaduta su Maurizio Sarri, allenatore che ha fatto meraviglie con il Napoli, ha vinto un’Europa League con il Chelsea e ha steccato la sua esperienza con la Juve. Da entrambe le parti, dunque, i presidenti hanno scelto uomini coraggiosi, sprezzanti delle critiche ma orgogliosi, capaci ed esperti. Tutto però non va sempre secondo i piani, soprattutto nel calcio, soprattutto al primo anno di un percorso da dover ricostruire quasi da zero.
Dalla parte giallorossa Mourinho ha dovuto prendere le redini di una Roma che non era così messa male, ma aveva di sicuro dei problemi di gestione dello spogliatoio e gli ultimi due mesi di campionato dello scorso anno, con 6 sconfitte e sole tre vittorie nelle ultime 12 partite hanno sancito il destino di Fonseca. Nell’estate successiva, con una Roma priva di Dzeko, finito all’Inter, ma con un Abraham in più, a Mourinho è stato chiesto di rifondare la squadra. Per lo special one è stata l’occasione di cambiare aria dopo la debacle con il Tottenham. Se consideriamo le quote sui match di Serie A di inizio stagione e le previsioni degli esperti, il portoghese godeva di molta fiducia. Il campionato, per ora, non è quello che ci si aspettava. Al momento, a livello di punti e di posizionamento in classifica, la squadra giallorossa si ritrova esattamente dove si trovava un anno fa, ottava sotto la Lazio. Ma da parte dei Friedkin la fiducia nell’allenatore portoghese resta alta. D’altronde si sapeva benissimo che non avrebbe potuto fare miracoli al primo anno.
Il progetto è per l’appunto triennale ma tutti si chiedono in realtà quale sia la direzione da prendere. Per quanto possa essere un anno di rilancio, la Roma, con due terzi di campionato alle spalle, non ha ancora un’idea tattica ben chiara. Mourinho cambia schema con frequenza e dalla cintola in su sembra spesso affidarsi alle giocate dei singoli piuttosto che a schemi che coinvolgono tutta la formazione ma i 44 gol segnati fino ad oggi sono un buon dato. Certo non è tutta colpa di Mou. La sua intraprendenza si è dovuta subito scontrare con un Ds che ha impostato un mercato a tentoni con il solo investimento, certamente importante, di Abraham dal Chelsea. Ma soprattutto in difesa ha lasciato molto a desiderare, lasciando scoperte le fasce e non garantendo un sostituto all’altezza del perennemente infortunato Smalling e subendo in totale 34 gol. Una serie di scelte acerbe o sbagliate hanno frenato il campionato giallorosso che, statistiche alla mano, ha inciampato in tutti gli scontri diretti contro Milan, Juve, Lazio e Napoli. Le uniche vittorie sono arrivate ad agosto contro la Fiorentina e a dicembre contro l’Atalanta. Ma, ancora una volta, in questo percorso ci sta. Quella di Mourinho è una sfida contro se stesso, ancora una volta. Lui l’ha colta e la sta percorrendo a modo suo e la Roma ha deciso di affiancarlo nella lotta.
Dall’altra parte i problemi non sembrano essere minori. Dopo tre anni di Inzaghi, un piano di gioco ormai consolidato, equilibri di squadra ben assestati si è dovuto ricominciare da capo con l’arrivo di un big delle panchine italiane come Maurizio Sarri. I suoi primi sei mesi in terra romana non sono stati dei più felici, tanto la squadra quanto lui stesso hanno avuto un periodo di rodaggio e di assestamento abbastanza complicato. D’altronde il gioco che esprimeva Simone Inzaghi e quello di Maurizio Sarri, sebbene entrambi improntati sulla dinamica e il bel gioco, sono diametralmente opposti. Ed ecco perché per i biancocelesti è stata dura adattarsi alla nuova tipologia di gioco. Ma, come è noto, Lotito sebbene sia un presidente dal pugno di ferro non è un mangia allenatori e anzi, sta già lavorando al prolungamento di contratto dell’ex allenatore di Juve e Chelsea. Da parte sua, Sarri sa di avere una squadra valida a cui mancano giocatori chiave per il suo gioco, che spera di avere almeno nel prossimo mercato estivo. Soprattutto sulla mediana e in difesa, reparto che sta deludendo tutte le aspettative con ben 40 gol subiti nelle prime 26 giornate di campionato. Ad ogni modo i biancocelesti si trovano al momento sesti a 43 punti, al momento con un piede nella qualificazione di Conference League ma il sogno zona Champions League a soli quattro punti. Ma, come insegnano le sue esperienze passate, anche a Sarri serve tempo per inquadrare la squadra e sviluppare passo dopo passo il proprio progetto.