Solo in questo pesce sono stati trovati fino a 17 farmaci tra antidepressivi, antibiotici e antidolorifici. Lo studio che dovrebbe farci riflettere
Un nuovo studio dimostra quanto gli ecosistemi marini siano contaminati non solo dalle microplastiche, ma anche dall’industria farmaceutica.
Solamente in un pesce in Florita i ricercatori hanno individuato i residui di 17 farmaci tra tra antidepressivi, antibiotici e antidolorifici
Degli alimenti che scegliamo e portiamo sulle nostre tavole, sono purtroppo sempre di più quelli che risultano contaminati. Da frutta e verdura colme di pesticidi, a carne e pesce con residui di antibiotici e altri farmaci.
Solamente in un pesce in Florida sono stati trovati ben 17 residui di prodotti farmaceutici.
Si tratta del Albula vulpes o bonefish, una specie che negli Stati Uniti ha subito un declino proprio per via dell’inquinamento e della contaminazione del proprio habitat.
L’esemplare studiato fa parte di una immensa ricerca condotta dal 2018 dalla Florida International University, dagli esperti del Bonefish & Tarpon Trust e dalla Università svedese di Umeå.
Da tale anno il team di ricercatori internazionali ha eseguito dei campionamenti su 93 pesci nel sud della Florida, trovando una media di sette farmaci in ciascun bonefish tra cui farmaci per la pressione sanguigna, antidepressivi, per il trattamento della prostata, antibiotici e antidolorifici.
Dei residui dei 17 farmaci identificati in un solo pesce, otto sono antidepressivi che eccedono di 300 volte il limite consigliato per le terapie umane.
Risultati estremamente allarmanti che dovrebbero farci riflettere su come stiamo avvelenando e distruggendo qualunque ecosistema su cui mettiamo mano.
I prodotti farmaceutici sono una minaccia invisibile, a differenza delle fioriture algali o delle acque torbide. Eppure questi risultati ci dicono che rappresentano una formidabile minaccia per le nostre attività di pesca ed evidenziano la necessità urgente di affrontare i nostri problemi di lunga data relativi alle infrastrutture delle acque reflue, ha affermato l’ecologista Jennifer Rehage, autrice principale dello studio.
Le sostanze contaminati di origine farmaceutica finiscono in mare proprio attraverso le acque reflue. I trattamenti negli impianti di depurazione non rimuovono completamente questi residui che, seppur in dosi variabili, hanno un impatto negativo sulla salute e sul comportamento dei pesci.
I contaminanti non sono stati riscontrati però solamente nei bonefish, ma anche nelle loro prede tra cui granchi, gamberi e altri piccoli pesci.
Ciò rende ancora più che evidente che tutta la pesca locale in Florida debba fare i conti con i residui di farmaci.
Una forma di inquinamento in cui però la Florida non è un caso isolato.
Basti pensare del resto che solamente in America ogni anno vengono prescritti 5 miliardi di farmaci.