SICUREZZA, CENSIS: DOPO LA PANDEMIA DIMINUISCONO I REATI MA AUMENTA LA RICHIESTA DI SICUREZZA
Presentato a Roma oggi il 1° Rapporto dell’Osservatorio sulla Sicurezza della Casa di Verisure Italia, realizzato dal Censis con il contributo del Servizio Analisi Criminale Ministero degli Interni.
La prima edizione, dal nome “La Casa Sicura del Futuro”, disegna un quadro originale sul valore sociale aumentato della casa nel post pandemia, sulle minacce e i pericoli connessi al trasformarsi degli stili di vita e al nuovo modo di vivere l’abitazione, sulle diverse dimensioni in cui si coniuga la sicurezza domestica e sulle possibili risposte attuali e del prossimo futuro in termini di sistemi di protezione.
- Il bisogno di sicurezza degli italiani: 6 italiani su 10, durante la pandemia, hanno sofferto di stati di ansia e paura, specialmente giovani, donne e chi vive in grandi realtà urbane. Eppure, l’andamento delle denunce registra una tendenza decrescente: dai 2.818.834 reati denunciati nel 2012 ai 2.090.437 nel 2021, -25,8% nei dieci anni considerati (-728.397 reati in valore assoluto).
- La percezione di sicurezza in casa: moltiplicazione e individualizzazione della domanda di protezione. 17 milioni di italiani (il 33,9% dei maggiorenni) si sentono poco (25,6%) o per niente (8,3%) sicuri all’interno delle mura domestiche, e hanno paura di incendi, esplosioni atti vandalici, furti, con percentuali che salgono al 40,1% tra le donne e al 42,8% per chi vive nelle regioni del Sud. 9 milioni di italiani (il 17,4% della popolazione con più di 18 anni) hanno paura se devono restare da soli in casa di notte: due terzi di questi, 6 milioni in valore assoluto, sono donne. 3,6 milioni di italiani vivono in condizioni di grave deprivazione abitativa.
- Le paure degli italiani: il 55,0% degli italiani teme di subire un furto in casa; il 41,1% è preoccupato di subire un’aggressione fisica (44,8% delle donne e 37,3% degli uomini), mentre il 29,6% ha timore di un’emergenza medica (con quote che raggiungono il 35,7% tra gli ultracinquantacinquenni). Circa il 20% teme le truffe online.
- La Cybersicurezza e gli italiani: il 56,6% degli italiani teme di mettere a rischio la propria sicurezza mentre svolge operazioni bancarie, operazioni di lavoro, acquisti on line, con valori che crescono tra chi utilizza maggiormente le nuove tecnologie: giovani e adulti in età lavorativa. Il 34,7% degli italiani è preoccupato del libero accesso ad Internet dei minori, con valori che raggiungono quasi il 50% tra gli anziani (61,1%).
- Salute mentale e Social: dopo la sicurezza informatica e le insidie per i minori, il 23,7% si dichiara preoccupato per la salute mentale e i rischi di dipendenza che può provocare la sovraesposizione al web e ai social, e la quota sale al 33% tra i giovani con meno di 35 anni e al 30,9% tra i laureati. Il 22,0% della popolazione adulta (il 26,4% tra i millennials) indica il pericolo di rimanere vittima degli haters – gli odiatori di professione che, approfittando dell’anonimato, attaccano e insultano le persone sui social.
- I reati tradizionali: negli ultimi dieci anni i furti in abitazione sono diminuiti, ma rimangono un pericolo reale. Nel 2021 ne sono stati commessi 124.414, con una media di 341 al giorno. Meno significativa la riduzione delle rapine: nel 2021 ne sono state commesse 1.642, contro le 1.575 del 2020 (+4,3%) e le 1.818 del 2019 (-9,7% la riduzione nel biennio).
- La distribuzione regionale dei reati: primato negativo per il Veneto, dove nel 2021 si sono verificati 31,8 furti in abitazione ogni 10.000 abitanti; seguono l’Emilia-Romagna con 30,5 sulla stessa quota di popolazione, e la Toscana, con 29,8 furti in abitazione ogni 10.000 residenti. Il Lazio registra 22,5 furti in abitazione ogni 10.000 abitanti ma si posiziona al quarto posto nella graduatoria per variazione assoluta con 12.854 denunce. Chiude la classifica la Valle d’Aosta, con 7 furti in abitazione ogni 10.000 residenti, preceduta da Calabria e Sardegna.
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Durante la pandemia, la casa è stata riparo, isolamento, ufficio, luogo di cure e di affetti, presidio di sicurezza. Oggi la paura di molti di noi è che quel rifugio possa essere violato: per 55 italiani su 100 un furto o un’aggressione nella propria abitazione sono gli eventi che spaventano di più. È una paura, quindi una percezione: il dato reale ci dice che i furti sono diminuiti negli ultimi dieci anni (2012-2021). Ma la sicurezza personale rimane al centro delle preoccupazioni: 17 milioni di italiani si sentono poco o per nulla sicuri fra le mura domestiche, 6 milioni di donne hanno paura quando rimangono sole in casa di notte. Si può affermare, quindi, che è cresciuto l’investimento emotivo degli italiani nella propria abitazione.
Sono solo alcuni dei dati presentati oggi a Roma nel corso della presentazione della 1° edizione dell’Osservatorio sulla Sicurezza della Casa, “La Casa Sicura del Futuro”, di Verisure realizzato dal Censis e con il contributo del Ministero dell’Interno.
L’incontro è stato moderato da Daria Paoletti, giornalista di Skytg24, e introdotto da Federica Veneziani, Brand & Communications Manager Verisure Italia. Ne hanno discusso: Stefan Konrad, Managing Director Verisure Italia; Colonnello CC Bruno Dominici, Direttore della 3° Divisione Servizio Analisi Criminale; Massimiliano Valerii, Direttore Generale del Censis; Luigi Gabriele, Presidente ConFedersicurezza e Servizi; prof. Nicola Ferrigni, professore associato di sociologia, Link Campus University.
Come si è trasformato il desiderio di sicurezza negli anni del Covid-19? Quali sono le minacce e i pericoli connessi alla “nuova normalità” imposta dalla pandemia? Quale ruolo possono giocare le nuove tecnologie al servizio della protezione della persona? Come rispondono le agenzie di sicurezza pubblica e privata? E infine: come sarà la casa sicura del futuro?
Le risposte a queste domande sono nel rapporto elaborato dal Censis.
“I dati hanno mostrato sin da subito due trend molto importanti e apparentemente in contrasto” – afferma Stefan Konrad, Managing Director Verisure Italia, “da un lato i reati cosiddetti tradizionali sono diminuiti, dall’altro sono aumentati il bisogno di protezione e le richieste di sicurezza da parte dei cittadini”
“Quello che emerge con chiarezza dai dati del rapporto – aggiunge Massimiliano Valerii, Direttore del Censis – è che la sicurezza, come la salute, viene ormai percepita dai cittadini come un bene comune su cui non si accettano compromessi. Le persone cercano un’“incolumità dai rischi” che richiede soluzioni tecnologiche e organizzative nonché una collaborazione senza barriere fra pubblico e privato.”
Significativa è la “classifica delle paure” secondo gli italiani: il 55% teme di subire un furto in casa; il 41,1% è preoccupato di subire un’aggressione fisica (44,8% delle donne e 37,3% degli uomini; ma per le donne il terrore è quello di subire una violenza sessuale (30,8%), mentre il 29,6% teme un’emergenza medica (con quote che raggiungono il 35,7% tra gli over 55).
“La complessità e la complementarità del mondo della sicurezza privata sono emerse nettamente negli ultimi anni – sostiene Luigi Gabriele, Presidente ConFederSicurezza e Servizi – complici non solo la pandemia e una digitalizzazione sempre più imperante, ma anche la endemica carenza di risorse che sconta lo Stato. Gli italiani credono nella sicurezza privata, specialmente nella combinazione vincente tra tecnologie avanzate e risorse umane professionalizzate per prevenire, gestire e intervenire fisicamente in situazioni di allarme. Il totem giuridico della guardia giurata che può difendere solo il bene e non la persona è ormai obsoleto, e richiede un abbattimento formale oltre che sostanziale.”
Ma non sono solo i reati tradizionali a preoccupare. Un quarto degli intervistati (25,5%, che sale al 31% tra gli uomini) teme di subire un furto di dati on line e il 21,1% una truffa on line.
“L’insicurezza rappresenta il tratto distintivo e al contempo la cifra narrativa della nostra società – aggiunge Nicola Ferrigni professore associato di Sociologia dell’Università degli Studi Link – Un tempo ci si sentiva insicuri in casa oppure sul lavoro, per la propria salute o per l’incolumità fisica. Oggi questi confini non esistono più e, per effetto di una logica di vasi comunicanti, l’insicurezza riesce a permeare ogni dimensione della nostra vita. Di qui, dunque, l’efficacia di soluzioni ispirate ad esempio all’intelligenza artificiale ma, aggiungo io, a una intelligenza artificiale umanizzata, espressione di una cultura della sicurezza in cui pubblico e privato, individuo e società sono attori di un processo condiviso.”
La casa, purtroppo, può anche essere luogo di violenze e maltrattamenti. E questo è stato ancor più vero proprio durante l’emergenza sanitaria, e anche in piena pandemia: nel 2021 stati denunciati 22.602 maltrattamenti contro famigliari e conviventi (+ 8,4% rispetto al 2019 e +4,1% rispetto al 2020); 17.539 atti persecutori (+9,2% dal 2019, +4,7% dal 2020); 5.169 violenze sessuali (+ 5,8% nel biennio, +14,9% nel solo ultimo anno), e 119 omicidi con vittime donne (+ 9,2% nel biennio, + 1,7% nell’ultimo anno, che significa due donne in più morte per mano di uomini).
“Nella nostra attività seguiamo con grande attenzione i cosiddetti “reati di genere”, che non accennano a diminuire e che si registrano anche all’interno delle mura domestiche – spiega il Colonnello Bruno Dominici, Direttore della terza divisione del Servizio Analisi Criminale della Direzione Centrale Polizia criminale – Anche la casa, infatti, può essere teatro di violenze e maltrattamenti”.
Il moltiplicarsi delle minacce percepite e dei bisogni diversi di assistenza a cui rispondere, si accompagna a una individualizzazione della richiesta di sistemi di sicurezza, perché diverse fragilità sociali e condizioni abitative espongono a rischi diversi. Una necessità, quella di “sentirsi protetti”, che è diventata urgente proprio in questi anni.
“Le persone vogliono sentirsi sicure non solo quando escono di casa, quindi prevenendo i furti, ma anche quando sono all’interno – sostiene Stefan Konrad, Managing Director Verisure Italia – È importante poter garantire una sicurezza a tutto tondo. Un approccio che definirei olistico, perché è necessario lavorare sulle radici dei problemi per rafforzare la prevenzione: per 8 italiani su 10 è fondamentale che un sistema di sicurezza riesca ad attivarsi e intervenire prima che il reato si compia.
La sfida più importante – conclude Stefan Konrad – è sviluppare tecnologie facili ed efficaci per tutti: per chi deve essere soccorso e per chi deve intervenire. Insomma, attivare un sistema d’allarme deve essere naturale e semplice, come accendere la luce”.