Orrori dei quartieri Aurelio-Baldo degli Ubaldi-Valle Aurelia-Cipro
La fornace Veschi è una delle ultime due fornaci rimaste a testimoniare il periodo in cui nella zona a nord ovest di Roma si producevano i mattoni per l’ampliamento di Roma, nel periodo tra la seconda metà dell’800 e il dopoguerra, un’altra, di proprietà privata è su un fianco del Monte Ciocci.
Situata su via Baldo degli Ubaldi, da tempo si attendeva il suo restauro, che finalmente è avvenuto nel 2015 ad opera della società che ha realizzato il centro commerciale Aura, probabilmente a seguito di facilitazioni nella concessione edilizia.
Dopo molti decenni in cui il Comune di Roma non è stato capace di restituire decoro a una zona fortemente degradata, il privato è riuscito nel recupero del complesso.
Né il Comune, né il XIII Municipio, una volta ricevuto l’edificio restaurato, l’hanno utilizzato, e questo, lasciato nell’abbandono, è da tempo stato vandalizzato e depredato, riempito di immondizia e scritte con la bomboletta spray ed ora è di nuovo in rovina e inutilizzabile, con muri e vetri sfondati da idioti criminali, all’esterno giacigli di senza tetto.
Tutto questo, oltre a causare l’ennesimo sperpero di denaro pubblico, aggiunge ulteriore degrado al panorama romano, che non eccelle certamente per pulizia, decoro e ordine delle strade e delle strutture cittadine, con il problema dei rifiuti tutt’altro che risolto, anche a causa di impedimenti ideologici che finora non hanno permesso la realizzazione di termovalorizzatori.
Sempre nel XIII Municipio compiono oramai 4 lustri altre due “opere” pubbliche, pagate con i soldi dei cittadini e esempi di degrado e rovina: uno il cosiddetto “Auditorium”, la cui realizzazione ha richiesto una decina di anni a partire dal 2003, incendiato oramai dal lontano 2016, si staglia come un monumento orribile, pieno delle solite scritte fatte con la bomboletta spray, di immondizia e motivo di elevato degrado della zona, dopo promesse su promesse da parte di varie giunte, ancora non si vede nulla. Dato che, tolta la copertura e degradato l’interno, ora non ne rimane nulla, tanto varrebbe finire di demolire e magari farci un parcheggio, che al quartiere serviva molto di più di un Auditorium.
L’altro monumento al degrado è il parcheggio sotterraneo, altro problema ventennale del quartiere, mai utilizzato e diventato un deposito di rifiuti, anche quello costato diversi milioni: ogni tanto il Comune pubblica delle foto fatte col computer con cui ci fa vedere addirittura le macchine parcheggiate per dire che sta per renderlo utilizzabile, ma ancora non si vede nulla.
Altro quartierino di senza tetto è l’area intorno alla vecchia filiale Unicredit in via Tardini, che ha chiuso da tempo, per non parlare dei tanti minimarket aperti fino a tarda notte e forniti di ogni genere alcolico, soprattutto birre, come testimoniano le migliaia di tappi incastrati nel catrame del marciapiede, e tutta l’altra sporcizia causata da questi esercizi senza regole, che hanno trasformato il quartiere in uno scorcio di terzo mondo.
Il parco del Pineto, “liberato” oramai 50 anni fa, soltanto recentemente ha visto la piantumazione di qualche albero, ancora non ha dei vialetti decenti che ne consentano l’utilizzo anche in inverno, quando si riempie di fango e diventa inagibile, e completa il quadro del degrado della zona, insieme al vecchio casale dei contadini, in avanzato stato di rovina, anch’esso da demolire oramai. Erbe ed erbacce di questo luogo quando arriva la primavera esplodono e arrivano quasi ad altezza d’uomo, per poi seccarsi e diventare immancabili inneschi di incendi, come quasi tutte le estati succede.
Sempre nella zona Aurelio-Pineta Sacchetti decine e decine di strade strette senza un marciapiede, con automobili parcheggiate in entrambi i lati, rendono difficile l’uscita di casa anche a persone normodotate e in salute e impossibile il transito di persone anziane o che non godono di piena mobilità, tra i soliti cassonetti stracolmi e immondizia che talvolta restringe ancora di più la carreggiata.
A via Cipro, in I Municipio le scale mobile della metropolitana sono sempre guaste, in particolare quella che dà verso via Giulio Venticinque, non funzionante dal 2017 e mai ripristinata, è stata chiusa con un cancello, ad indicare che oramai possiamo dimenticarci che venga riparata. Sempre nella zona Metro Cipro giacigli di barboni e addirittura qualche tendina da campeggio con un’area per il lavaggio dei piatti e la stenditura del bucato completano il quadro, tra cartoni, bottiglie, pentole, stracci vari.
Al Parco di Monte Ciocci è stato ricostruito il chiosco, che era stato distrutto dai soliti vandali, ma se non viene utilizzato verrà nuovamente vandalizzato.
Questa è Roma, potremmo fare diversi altri esempi, ma è una realtà sotto gli occhi di tutti, anche delle Istituzioni, che si spera possano prendere dei seri provvedimenti per rimediare a questo triste stato di cose.