Besnik Harizaj, un artista in marcia
A cura di Ilaria Solazzo
Una storia personale difficile – con passaggi anche dolorosi – che ha portato un giovane sognatore nato in Albania fino alla calda Sicilia dove si è saputo creare un mondo personale e professionale che merita di essere raccontato. La storia di Besnik Harizaj – ceramista assurto a fama internazionale – parte dalle campagne del sud del suo Paese natio, passa per le alle cime delle Alpi albanesi dove è stato inviato durante il terribile periodo delle guerre balcaniche e poi per le vigne nelle quali ha raccolto l’uva sultanina e ha fatto l’artigiano nelle botteghe dell’isola di Creta, fino all’approdo, da clandestino, sulle coste del sud Italia e in particolare a Caltagirone.
Un cammino lungo, fatto di rinunce, umiliazioni, false identità e mortificazioni, pieno di solitudine, silenzi e notti interminabili. Il tutto per seguire una vocazione, una scelta dettata dalla voglia di libertà e dalla passione per l’arte, dalla forza di non piegarsi ad una vita che non sentiva sua. Una vicenda così particolare che Lucia Andreano – giornalista siciliana – alcuni anni fa ne ha tratto una breve biografia, in vendita online, intitolata “A mani nude. La memoria della terra nel cammino di Besnik Harizaj”.
Abbiamo avuto il piacere di incontrare il ceramista a Caltagirone dove attualmente vive. Nel corso di questa chiacchierata ci ha parlato dell’arte di cui è maestro e del suo personale percorso di artista.
Quando e come è nato il tuo interesse per l’espressione artistica e in particolare per la ceramica?
L’arte in tutte le sue forme mi ha sempre affascinato. Da ragazzino camminavo sulla spiaggia e raccoglievo molti oggetti che il mare portava, attratto ed incuriosito dalla varietà delle forme in cui ci si poteva imbattere. Mi piaceva anche scolpire e creare opere mie.
Puoi dire di aver elaborato un tuo stile personale?
Sicuramente sono molto cambiato nel tempo e non mi riconosco nelle mie prime opere. Mi piace rivisitare stili e tecniche antiche e rielaborarle in chiave moderna. Per esempio, amo molto l’impiego del terzo fuoco in modo non classico. Attualmente molti miei soggetti sono ispirati al mare. In ogni caso, indipendentemente dal tema, lo stile è cambiato perché sono cambiato io, si è evoluto perché c’è stata, con gli anni, una crescita personale.
Quanto sono importanti il lavoro da autodidatta e la sperimentazione in prima persona?
La sperimentazione è fondamentale. Se è vero che inizialmente la difficoltà maggiore che ho incontrato è stata quella di accedere a conoscenze tecniche e pratiche quali la smaltatura e la cottura, è anche vero che con il lavoro individuale si apprende moltissimo e si fanno scoperte interessanti.
Le tue maggiori soddisfazioni?
Essere apprezzato è sicuramente un’enorme traguardo. E lo è ancora di più riuscire ad esprimere il proprio mondo poetico interiore, nonostante i limiti tecnici di cui parlavo. Forse poter esprimere se stessi è ciò che fa la differenza fra artigianato e arte.
Ci sono momenti o episodi della tua carriera che ricordi con particolare piacere e altri che sono stati per te una delusione?
Come ogni accadimento della vita, anche le esperienze artistiche sono arrivate in modo naturale. Ogni interesse è maturato da una vicenda precedente. Non sono state programmate e le ricordo tutte come una costante crescita. Per ognuno di noi ci sono tecniche più congeniali e altre meno adeguate. Certamente, la lavorazione della ceramica – considerata l’unica tecnica artistica che riunisce i quattro elementi (terra, acqua, aria, fuoco) – offre tanta soddisfazione.
La lavorazione di questi materiali, compresa la creazioni di oggetti in modellato e in scultura ceramica, è un’attività molto antica, vero?
L’attività di lavorazione dell’argilla nasce in età neolitica quando, naturalmente, la strumentazione era estremamente semplice; fu il surplus alimentare a determinare la necessità di conservare e contenere i cibi. Per questa ragione, fra le prime realizzazioni umane troviamo vasi e più in generale contenitori di vario tipo, alcuni di splendida fattura e notevole valore artistico. La scultura ceramica, antica o moderna che sia, che si esprima in vasi o altre forme, non va intesa come una tecnica di creazione univoca; si tratta piuttosto di una pluralità di metodi lavorativi che, specialmente nelle opere più complesse, vengono utilizzati in modo abbinato.
Quali progetti hai in serbo per il futuro?
Continuare a seguire le ispirazioni che arrivano man mano che vengono. La libera espressione è la cosa di più grande valore.
Quali consigli daresti a un giovane ceramista che, nonostante la difficoltà, volesse accostarsi all’arte ceramica?
Se è animato dalla passione, gli direi di provarci, comunque. Potrebbe tentare nell’ambito del design, oppure come artigiano individuale, senza badare inizialmente alle ore che impiegherà. Il segreto è lavorare con costanza e sperimentare sempre, senza timore di sbagliare.
Grazie per questa bella chiacchierata, Besnik, e grazie per aver accettato di rendere pubblico il tuo pensiero e le tue esperienze. Speriamo che l’interesse per la ceramica e per l’arte in generale possano in futuro riacquistare il loro valore ed il loro posto in Italia, e che il nostro Paese possa farsi forza della grande e splendida cultura che ha da sempre tradizionalmente avuto anche in questo settore