“La trappola del pesce scimmia” intervista ad Antonio Galeone.

“La trappola del pesce scimmia” intervista ad Antonio Galeone.

Intervista ad Antonio Galeone a cura della giornalista pubblicista Ilaria Solazzo.

D. Quando è nato in te il desiderio di iniziare a scrivere libri?

R. La mia principale passione in realtà era la musica. A Fragagnano – il mio paese di origine – mi univo spesso ad altri ragazzi più grandi di me che la sera suonavano la chitarra e i bongo seduti per strada.

Avevo più o meno quindici anni – erano gli anni ottanta – quando iniziai a comporre anche i testi delle canzoni che poi suonavo alla chitarra.

La scrittura di narrativa è venuta dopo, nei primi anni dell’università, quando a Bologna mi sono iscritto a Ingegneria ma frequentavo prevalentemente ambienti umanistici, per questioni affettive, e leggevo molto, sia libri che riviste letterarie. In quel periodo ho iniziato a scrivere regolarmente racconti. Il racconto breve era la misura perfetta allora, perché non riuscivo a rimanere nella stessa storia per più di un giorno, un romanzo non sarei proprio riuscito a scriverlo e neppure a concepirlo.

Primo priano di Antonio Galeone

D. Se ti dovessi descrivere usando solo tre aggettivi quali sarebbero e perché?

R. Riservato, sfacciato, sornione. Può essere che questi aggettivi vengano solitamente usati riferiti a persone diverse, ma in realtà io mi ci riconosco. Spesso la mia riservatezza viene equivocata ed etichettata come timidezza, da questo equivoco nasce la mia sfacciataggine, cioè quando non te lo aspetti ti stupisco con qualche battuta senza filtri. Dietro la mia aria tranquilla e sorniona si è sempre nascosto un mondo che osserva e pazientemente attende, perché mi piace meditare molto sulle cose prima di esternarle, ho bisogno dei miei tempi.

D. Quanto tempo hai impiegato per ideare dalla A alla Z “La trappola del pesce scimmia”?

R. Normalmente quando inizio a scrivere parto da un’idea di massima ma poi mi lascio trasportare da cambi di direzione piuttosto imprevedibili che anche io stesso devo avere il tempo di metabolizzare ed accettare – quasi assecondassero visioni avute in stato di trance! – perché per me scrivere un romanzo è mettersi in cammino, rappresenta un percorso di crescita personale, un’esperienza che poi voglio condividere col lettore, anche quando risulti essere un percorso irreale, e nel mio caso la realtà che descrivo ha spesso un risvolto fantastico, onirico o soprannaturale.

Per rispondere alla domanda posso dire di aver impiegato circa un anno per la prima stesura e poi più di due per arrivare alla versione finale passando da sette revisioni. Quindi possiamo dire che ho incubato il libro per più di tre anni.

D. Chi credi “dovrebbe” comprare e leggere il tuo libro?

R. Immagino un lettore che apprezzi anche i libri non di genere e che non abbia prevenzioni rispetto allo stile di scrittura.

Il mio modo di scrivere, l’uso delle parole, il come cerco di trasmettere i miei pensieri hanno per me un’importanza rilevante per cui confido in lettori che apprezzino tutto questo.

Insomma sicuramente faccio forse meno fatica a immaginare chi potrebbe non essere il mio lettore: in sintesi chi al di là della storia non ama uscire dai canoni consueti per incontrare a metà strada lo scrittore, cioè chi non è disposto a fare un’esperienza che richiede anche un certo sforzo.

D. Quali sono le tue fonti di ispirazione nell’ambito artistico-culturale?

R. Sicuramente i classici della letteratura e i libri sacri che volenti o nolenti permeano gran parte della nostra cultura e del nostro modo di essere. Approfondirli personalmente significa un po’ scavare in se stessi.

Nel tempo vari autori mi hanno ispirato, non posso non citare Borges, Kazantzakis, Kundera, Kafka, Moravia, Bolaño.

Inoltre hanno lasciato un segno indelebile e sono sempre fonte di ispirazione alcune persone eccezionali che ho avuto la fortuna di incontrare sulla mia strada, per me veri maestri spirituali che, anche se in qualche caso non ci sono più, continuano a vivere.

Infine c’è l’arte insita nelle esperienze di vita che si fanno e ovviamente le mie esperienze personali voglio sempre che rappresentino il marchio distintivo nella mia scrittura.

D. Che importanza ha il genius loci all’interno del tuo lavoro?

R. I luoghi, le ambientazioni hanno una rilevanza notevole nei miei lavori e generalmente non mi piace etichettarli con un nome perché ciò inquinerebbe con stereotipi la loro caratterizzazione. Piuttosto cerco spesso di evocare luoghi archetipali interiori che secondo me sono la vera anima dei posti in cui si muovono i miei personaggi. Inoltre non è raro che nei miei scritti faccia riferimento a luoghi che ho attraversato ma che non esistono più, oppure luoghi che ho visitato e abitato calandomi nella logosfera della lettura di qualche testo che ho amato.

I luoghi sono visti forse sempre con gli occhi di un nomade che sa riconoscere e porta sempre con sé la sacralità dei posti che visita.

D. Quale progetto presumi ti rappresenta di più fino ad oggi? Puoi raccontarci la sua genesi?

R. La cosa affascinante della scrittura per me è che neppure io, anche se volessi, potrei riscrivere lo stesso libro una seconda volta. Questo perché le condizioni, il percorso, le combinazioni astrali  che si sono intrecciate in una determinata contingenza, rendono il libro unico e irripetibile e in quanto tale anche totalmente indipendente dall’autore. Molti autori non rileggono mai ciò che scrivono, invece a me, per il motivo che ho detto prima, non dispiace rileggermi, e spesso devo dire che mi voglio bene per aver scritto in passato certe frasi che ora leggendo con una certa distanza mi donano qualcosa. È un po’ come in quei film di fantascienza in cui il protagonista pur essendo se stesso si trova catapultato in un tempo diverso e scopre cose sorprendenti che riguardano un sé in un altrove lontano. 

Detto questo, parlando dell’ultimo libro “La trappola del pesce scimmia” la genesi si è sviluppata dall’idea di voler ambientare un mio scritto nel mondo di una compagnia nomade circense decaduta.

Così ho arricchito i miei ricordi d’infanzia e le mie personali percezioni di quel mondo con letture di testimonianze sulla vita da circo come l’autobiografia del clown Grock. Poi in quell’ambito ho voluto soffermarmi su personaggi che avessero una certa sensibilità e cultura e incarnassero l’attitudine nomade di accogliere le contaminazioni degli altri popoli e così ho approfondito anche l’universo dei nomadi e della loro mitologia, i tarocchi, l’esoterismo, le religioni orientali. Insomma la genesi è nata da questo caos primordiale di elementi. Poi se ne sono aggiunti altri, anche molto distanti da quelli, almeno apparentemente.

D. Quale consiglio daresti ad un giovane che avrebbe desiderio di intraprendere prossimamente il tuo stesso cammino?

R. Di non seguire consigli, di leggere molto più di quanto non scriva e di cercare di assecondare – anche nelle sue mutazioni – il proprio stile, affinandolo senza stravolgerlo. È ovvio che le situazioni da cui una persona parte sono le più disparate per cui il percorso non può essere quello di un altro, e trovare la propria strada passa da una serie di delusioni e cadute che possono anche cambiarci, l’importante secondo me è che si resista alla tentazione di trovare scorciatoie che ci immettano nella strada già battuta che è sempre quella sbagliata.

D. Quali i tuoi progetti futuri?

R. Intanto vorrei che i lettori dei miei libri aumentassero, quindi vorrei dedicare più tempo alla promozione di quello che ho scritto, cercando di esternare questa mia passione quanto più possibile, perché solo i lettori danno un senso concreto a quello che hai scritto.

Scrivere per me, come ho detto prima, significa mettersi in cammino quindi cercherò sempre di assecondare la meraviglia che questo viaggio sarà capace di donarmi per poterla poi affidare alle parole. Come indole non faccio troppi progetti, preferisco mettermi sulla strada e lasciarmi trasportare da ciò che accade cioè dalle parole che scrivo.

D. Grazie Antonio Galeone per la tua disponibilità e gentilezza… come vorresti finire questa nostra chiacchierata?

R. Sperando innanzitutto che questa intervista possa aver suscitato curiosità almeno in qualcuno e augurandomi che l’interesse verso questi argomenti aumenti sempre più. La lettura e la scrittura dei libri sono un monito – soprattutto in questo periodo in cui la possibilità di comunicare  velocemente non obbliga a prendersi momenti di riflessione – per riscoprire l’importanza di soffermarsi sulle parole, perché solo questo uso “civile” può arricchirci interiormente e aiutarci a vivere concretamente meglio insieme.

Ti ringrazio anch’io Ilaria per avermi dato l’opportunità di raccontare un po’ di me.

Trappola non sempre è qualcosa che ci cattura inaspettatamente attraverso un miraggio ingannevole. A volte, pur sapendo a cosa andiamo incontro, siamo noi stessi a spingerci oltre i nostri limiti per metterci alla prova. Miriam, tornata sui luoghi della zia Valeria – a distanza di tempo dalla sua scomparsa avvenuta in circostanze vaghe – viene a conoscenza dei profondi legami instaurati con alcuni nomadi di una compagnia circense decaduta. Attratta, non senza una certa ritrosia, anche lei da quel mondo dal passato mitico – tessuto di ombre e di contaminazioni – comincia pian piano, come aveva fatto sua zia, a scoprire inaspettati passaggi segreti tra dimensioni e culture apparentemente molto distanti. Valeria, anche nell’assenza, continua a far sentire la sua presenza, testimoniando, in chi ci crede, come il tempo e l’esperienza umana non procedono secondo una logica consequenziale, ma piuttosto seguendo un canone ciclico casuale dove tutto è destinato a dissolversi e riapparire.

Dettagli

Genere: Romanzo
Editore: Bertoni
Formato: Brossura
Pubblicato: 03/04/2023
Pagine: 312
Lingua: Italiana
Isbn o codice id: 9788855356084

Ilaria Solazzo

Giornalista pubblicista, blogger, autrice di libri, e non solo! Ragazza dinamica, solare, creativa e molto intuitiva. Ha all'attivo esperienze nel cinema, in TV ed in radio. I suoi molteplici hobby l'hanno portata a conoscere tanti personaggi famosi del mondo dello showbizz nazionale ed internazionale

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