Marianella Bargilli si racconta dopo lo spettacolo”Spose, le nozze del secolo”
Intervista a cura della giornalista pubblicista Ilaria Solazzo.
D. Ciao Marianella e benvenuta. Vorrei iniziare questa nostra chiacchierata col chiederti come è stato calarti, recentemente nei panni di un uomo per esigenze sceniche di “Spose, le nozze del secolo” a teatro?
R. In verità è la seconda volta che mi capita nel corso della mia carriera. Io sono un’artista che ama mutare in scena, tanto è vero che, per esempio, è successo in passato di dover diventare più piccola, più brutta. Divenire altro da me mi diverte, cioè mi diverte l’idea di cambiare me stessa, esplorare le novità… in questo caso ho vestito i panni di un uomo per avere la possibilità di portare in scena qualcosa di importante per far capire a tutti che ogni essere umano ha il diritto di amare chi vuole.
D. Il tema centrale di quest’opera teatrale, quello dell’amore senza confini, anche tra persone dello stesso sesso sta a cuore a molti a livello nazionale e internazionale. Quale il tuo pensiero di donna e attrice?
R. È un argomento molto difficile da affrontare e spesso parlarne comporta – agli occhi del pubblico – l’idea che si voglia giudicare o pubblicizzare. Questo tema, l’amore tra persone dello stesso sesso, fa scalpore ma io credo che piano piano si cancelleranno tutti i pregiudizi. Anzi, ne sono certa. Io non mi sono sentita disagio, anche perché in tempi non sospetti ho parlato della mia vita personale e trovo che tutto questo debba essere semplicemente qualcosa di naturale.
D. Quali emozioni hai provato sul palco dovendo “fronteggiare” scene ritenute da alcuni “inusuali”?
R. Io non ho un’esperienza in particolare da raccontare. Le ho tutte. Ogni volta che sono salita su un palcoscenico, quindi ogni sera, provo sempre e da sempre delle emozioni fortissime che mi portano a una continua crescita personale. Sai io vivo così, non solo nel lavoro ma anche nella normalità… credo che l’esistenza ci debba insegnare a crescere in ogni istante. Ogni spettacolo mi ha regalato e mi regala emozioni che mi hanno indotto a una crescita personale significativa e a coltivare degli interessi nuovi. Ogni personaggio interpretato mi ha donato un sogno e li conservo tutti. Ciascuna esperienza che ho avuto, mi ha fatta maturare velocemente.
D: Alla luce della tua esperienza, come definiresti il teatro?
R. Il teatro è un contenitore di emozioni, storie da raccontare, di grande importanza sociale. Questo soprattutto quando si possono presentare storie vere, come mi è già capitato nel corso della mia carriera. In un monologo, per esempio, ho raccontato una vicenda bellissima, quella del Calais, che è una squadra di calcio dilettantistica francese che alcuni anni fa ha avuto un exploit clamoroso. Portare sul palcoscenico vicende reali raddoppia la responsabilità. Nel caso poi di “Spose, le nozze del secolo” la pressione è ancora maggiore perché narriamo una storia vera ma anche della necessità che tutti abbiano, peer i propri sentimenti, uno spazio.
D. Cosa pensi della situazione artistico-teatrale attuale?
R. Penso che il covid, se da un lato ci ha relativamente penalizzato, d’altro canto ha ridato dignità a molte realtà che negli anni passati in Italia erano come assopite… La pandemia ci ha ridato dunque la possibilità di percepire emozioni di sentirsi nuovamente vivi. Siamo stati mesi e mesi davanti a computer alla tv ai tablet agli smartphone quindi a un mondo virtuale non reale. Ma siamo esseri viventi e dobbiamo vivere emozioni vere. Dal vivo si ride, si piange ci si annoia magari e c’è pure qualcuno che si addormenta: ma tutto ciò è un fantastico bagaglio di emozioni che in quel momento la vita ci offre da condividere. Da una parte ci sono gli attori che cantano, ballano e recitano e dall’altra ci sono gli spettatori Io sono certo che gli spettacoli dal vivo non cesseranno mai di esistere. La politica, però, dovrebbe essere molto più attenta alla parte culturale e teatrale Anche perché ogni città o paese in Italia ha molti spazi meravigliosi. Il mio augurio è che le comunità piccole e grandi riscoprano l’attenzione giusta per ognuno.
D. Quali sono i pro e i contro del web e dei social?
R. Con il web siamo tutti più esposti e perciò viene meno la privacy. Si è sotto i riflettori 24 ore al giorno. Io uso tutti i social per finalità lavorative e comunicative ma sono una che ama essere riservata per quanto concerne la sfera privata.
D. Se tu potessi fare un regalo all’umanità per cosa opteresti?
R. Il senso della felicità e della bellezza. Non ti dico la cura contro il cancro perché sarebbe chiedere troppo. Nel mio caso specifico ho notato quanto sia speciale ed importante stare in armonia con le persone che riteniamo importanti
“Lo spettacolo Spose • le nozze del secolo” con Marianella Bargilli e Silvia Siravo è andato in scena all’OFF/OFF Theatre di Roma riscuotendo grande consenso di pubblico. Scritto da Fabio Bussotti e diretto da Matteo Tarasco, racconta la vera storia d’amore di due donne che l’8 giugno del 1901 , alle ore 7 e 30 in punto, si sposarono nella chiesa di San Jorge a La Coruña. Quello di Elisa e Marcela è stato il primo matrimonio legale tra persone dello stesso sesso, unione che non è mai stata annullata né dalla Chiesa, né dal registro civile. Quella portata in scena per la prima volta dalla coppia Bargilli – Siravo è stata una storia avventurosa e picaresca, tragica e ironica al contempo, la storia di un amore che, a dispetto della legge e dell’opinione pubblica, seppe trovare un coronamento.
“Lo spettacolo racconta una storia vera, una storia d’amore, libertà e coraggio di due donne che nei primi anni del Novecento fanno delle scelte così ardite che pare difficili, per l’epoca, poterle anche solo immaginare” dice la protagonista Marianella Bargilli. “L’intento è raccontare la loro storia d’amore, ma anche l’epopea che hanno attraversato per poterla vivere, poter stare insieme. Sono tornata a lavorare con Silvia Siravo con la quale lo avevo già fatto in altri allestimenti… è una compagna importante che conosco, una grande professionista e un’amica. Tarasco è un regista con cui ho fatto “La signora delle camelie” e sono stata davvero molto felice di essere tornata nuovamente a lavorare con lui, così come sono stata contenta di aver preso parte a questa nuova produzione”.
“Quello che abbiamo portato in scena è un racconto appassionato, dolente e sincero, ma anche ironico e provocatorio. Il racconto della storia vera di Elisa e Marcela, e del mondo miope e conformista che ha ostacolato la loro tenace e coraggiosa ricerca di libertà. Quando ho scoperto questa storia, accaduta realmente in Spagna nel 1901, ho immediatamente pensato fosse importante trovare il modo di portarla a teatro. I tanti diritti acquisiti nella nostra epoca sono frutto anche delle battaglie di donne come queste. Tenerne viva la memoria è necessario. “Spose” è per me il concretizzarsi di un sogno e sono grata a tutte le persone che sono venute a teatro ad applaudirci e sostenerci con gioia”.