Pineto: se questo è un Parco
L’Estate romana dell’assessore Nicolini non c’è più, pure la Festa de noantri è un lontano ricordo, in compenso a Roma si vivono sempre più estati di fuoco, di fiamme, sporcizia e degrado, con baracche e tende canadesi fino a Castel Sant’Angelo, dormitori con stenditoi di panni sulle Mura Vaticane, e altre cose assurde, che se le fai in qualsiasi altra città di provincia ti portano al manicomio criminale, invece a Roma è tutto normale.
Dopo decine e decine di incendi più dolosi che altro, con vittime e danni, favoriti da discariche di immondizia ovunque nei parchi, accampamenti abusivi sempre più numerosi, la lezione ancora non è stata imparata.
Ecco come si presenta il Parco del Pineto su Via della Pineta Sacchetti a Roma: anche qui baracche, cumuli di rifiuti, erba secca alta ad alimentare possibili incendi, che del resto si verificano puntuali ogni anno.
Se pure ci sono cestini dei rifiuti, nessuno li svuota, e si riempiono, e poi comincia a riempirsi tutta l’area intorno, per un raggio di qualche metro, e arrivano mosche, topi, e altri animali.
Recentemente è stata rifatta la recinzione, ma con una rete tipo pollaio e paletti di legno molto artigianali, ed ovviamente è stata già vandalizzata e divelta in più punti, come pure sono stati distrutti più volte i lampioni e gli attrezzi ginnici. Costava di più una chiusura fatta bene o tutti i danni che ci sono stati, più la chiusura fatta male e rifatta più volte?
Invece che sprecare soldi pubblici con una rete che deve essere puntualmente ripristinata pochi mesi dopo, forse era il caso di realizzare una inferriata seria, degna di un quartiere di Roma, e non di un pollaio di campagna, una recinzione come quella di Villa Pamphili: una volta fatta non ci pensi più.
Servono anche maggiori controlli delle Forze dell’Ordine, questo è un altro parco in cui la gente – i cittadini che pagano le tasse – non va, perché ha paura, oramai è preda di balordi, di gente che ci dorme dentro e fa i propri bisogni, che accende fuochi, che mangia, fa bagordi e pianta tende e baracche e butta montagne di rifiuti ovunque.
Sparita anche la Biblioteca: pare sia chiusa per lavori da realizzare con i soldi del PNRR, non c’è un cartello, un’indicazione su quando riaprirà, niente, e intanto anche nell’area interna del Palazzo del Giannotto la vegetazione comincia ad avere la meglio, crescendo rigogliosa ovunque.
Il vicino casale dei contadini, oramai diroccato e pericolante da decenni è un rifugio per topi e chissà cosa altro, dopo essere stato sgomberato dai senza tetto anni fa.
In mezzo a tutto questo delirio di immondizia, erba secca, resti di feci umane ancora attaccate a centinaia di fazzoletti, baracche e montagne di stracci, ecco l’Auditorium. In effetti serviva proprio un Auditorium, magari per ascoltare Mozart in mezzo alle cacche, e difatti sta per essere terminato per l’ennesima volta, dopo l’incendio che oramai risale a 8 anni fa, se ne sentiva proprio il bisogno.
Bianchissimo candido, un vero invito a mentecatti “writers” che sicuramente, a lavori ultimati, quando rimarrà ovviamente chiuso per anni in attesa che qualcuno lo prenda in gestione, comincerà a impreziosirlo con scarabocchi idioti come chi li fa, con la solita mancanza di rispetto, di decoro e di decenza che contraddistingue questi personaggi.
Dopo gli artisti della bomboletta, arriverà qualcuno che spacca un vetro, che si infila dentro e distrugge tutto, così per il puro gusto di farlo, la banalità e l’imbecillità del male, come è successo già all’Ex Campari, alla ciminiera di Valle Aurelia, e poi, quando uno si è scordato quello che è successo, che la struttura era stata restaurata con soldi pubblici, e poi abbandonata dal Comune, arriverà qualche politico a promettere di metterla a posto ancora una volta, e qualcuno purtroppo ci crederà ancora.