“Art of Play”: un’esplosione di gioco e meraviglia nel cuore di Roma

“Art of Play” è un’esperienza unica nel genere nel cuore della Capitale, semplicemente. Camminare tra le 16 installazioni interattive è come aprire una porta sul paese delle meraviglie, un luogo dove il confine tra realtà e fantasia si dissolve e il gioco diventa protagonista assoluto. Questa mostra immersiva, la prima al mondo dedicata esclusivamente all’arte del gioco, ha scelto Roma come sua tappa italiana, e io, come giornalista curioso e un po’ nostalgico, ho voluto toccare con mano il tutto. Ospitata negli spazi del Pratibus District, un’ex area industriale trasformata in un polo creativo a Prati e a due passi dallo Stadio Olimpico, l’esposizione è un viaggio emozionale che parla a tutte le età, risvegliando il bambino che vive in ognuno di noi.
L’esperienza ha un impatto visivo e sensoriale immediato. Luci soffuse accolgono i visitatori, mentre colori vivaci e suoni giocosi – dal tintinnio di un carillon al ronzio di un’installazione digitale – creano un’atmosfera che è al tempo stesso magica e accogliente. Le 16 stazioni del percorso sono un inno alla creatività. Meravigliosa la Doll House, una casa delle bambole a grandezza naturale che sembra uscita da un sogno d’infanzia, con tanto di vera bambola umana (una modella che accoglie i visitatori) ed una maxi-piscina (di sole palline azzurre) dove ti puoi immergere finchè ne hai voglia. Di rilievo anche Spectrum, un’esplosione di colori e illusioni ottiche che incanta gli occhi e sfida la mente. Ogni installazione invita a partecipare, non solo a guardare: qui si tocca, si muove, si crea.
Tra tutte, mi ha colpito in modo particolare la sala dei videogiochi arcade. Entrarci è stato come fare un salto temporale negli anni ’80 e ’90, quando i classici “cassoni” – da Pac-Man a Street Fighter – dominavano bar e sale-giochi. Il pavimento a scacchi, le luci al neon e il suono metallico dei gettoni che cadono hanno ricreato uno scenario così autentico da farmi quasi cercare una bibita gassata e un pacchetto di patatine. Giocare a quei titoli leggendari, con i joystick rumorosi e i pulsanti consumati, è stato un tuffo nel passato straordinario, un momento di pura gioia che ha conquistato sia me che i visitatori più giovani, ignari di quell’epoca ma rapiti dall’energia vintage.
Il cuore pulsante della mostra è forse l’Hello Kitty World, un angolo dedicato alla regina del kawaii. Qui, tra pareti rosa confetto e proiezioni a 360 gradi, si respira un’allegria contagiosa anche per chi è poco avezzo (per ovvie ragioni) al personaggio. I bambini si tuffano tra peluche oversize, mentre gli adulti – me incluso, confesso – si lasciano sedurre dalla dolcezza di un’icona senza tempo. Il percorso si conclude con una sosta all’Hello Kitty Café, dove si può gustare un tè circondato da decorazioni pastello e dolcetti a tema: un dettaglio che potrebbe sembrare frivolo, ma che invece completa l’immersione in questo universo zuccheroso.
Non mancano momenti più astratti e tecnologici. Brick World celebra il potere creativo dei mattoncini colorati, invitando a costruire piccole opere collettive, scacchi a grandezza naturale (fin sotto il soffitto), il mitico Twister per riproporre giochi di fine millennio. Da segnalare anche Live in Color che trasforma i movimenti dei visitatori in pennellate digitali su schermi giganteschi. C’è persino un Karaoke Secret Room, un omaggio alla cultura pop giapponese dove si può cedere alla tentazione di cantare.
Art of Play è un’esperienza trasversale: ho visto famiglie ridere insieme, coppie scattare foto davanti a scenari surreali e bambini correre tra bolle di sapone e arcobaleni di luce in Rainbowland. Eppure, non è tutto perfetto. Nei momenti di maggiore affluenza, alcune installazioni come il tunnel di luci possono risultare caotiche, e qualche spiegazione in più sulle opere non guasterebbe per i più curiosi. Ma sono dettagli che non offuscano la magia complessiva.
Questa mostra è un invito a rallentare, a giocare senza imbarazzo, a riscoprire la leggerezza. In una città come Roma, abituata a raccontare il passato, Art of Play guarda al presente e al futuro, dimostrando che il gioco è un linguaggio universale, capace di unire generazioni e stimolare la fantasia. Se passate da queste parti, prendetevi un’ora – o anche due – per perdervi in questo mondo incantato. I biglietti sono disponibili online: non aspettate, perché un’esperienza così merita di essere vissuta.