Parlando di… Martin Luther King.

Parlando di… Martin Luther King.

A cura di Ilaria Solazzo.

Martin Luther King ha rappresentato, senza dubbio, una delle figure più rappresentative del Novecento.

Un impatto enorme, se pensiamo a come era strutturata la società in un periodo non così lontano da noi e che ci restituisce l’idea di quanto audace fosse questo rivoluzionario afroamericano, attivista, politico e pastore protestante, che ha lottato e sofferto per cambiare il mondo. Il nemico, per il Reverendo, aveva le tragiche fattezze della segregazione: solo pochi decenni fa nel sud degli USA, era normale vedere fontanelle pubbliche separate per bianchi e neri. Nei teatri, la platea era riservata ai bianchi e – ammesso che potessero entrare – la balconata spettava ai neri. Stesso discorso per i mezzi pubblici, le scuole, le sale d’attesa. Difficile da credere, ma tutto questo accadeva veramente poco tempo fa. La lotta per cambiare queste condizioni e guadagnare la parità dei diritti di fronte alla legge per i cittadini di qualsiasi etnia è stata la scena di fondo della breve vita di Martin Luther King. Il pastore protestante pioniere delle lotte per i diritti civili degli afroamericani nacque il 15 gennaio 1929 ad Atlanta negli Stati Uniti. Forte di una grande preparazione scolastica e dottrinale seppe guidare il movimento attraverso battaglie durissime, sfidando le autorità, soffrendo il carcere, fino al sacrificio estremo. Il resto è Storia.

Abbiamo rivolto alcune domande allo scrittore Paolo Borgognone autore di un bel progetto editoriale targato Diarkos che tratteggia il vissuto di King: “I Have a Dream”

Quale era il background familiare di Martin Luther King?
Il padre era pastore della Chiesa battista, la mamma una maestra. Nella primissima infanzia il piccolo Martin poteva giocare anche con i bambini bianchi del quartiere ma, con l’inizio delle scuole elementari, le cose cambiarono perché le scuole erano segregate. Uno choc per un bambino, una assurdità che rimarrà impresso nella sua mente.

Martin riuscí a farsene una ragione?
No anche se la mamma tentò di spiegargli cosa significasse essere neri e vivere in uno Stato del Sud. Gli raccontò delle lontane origini africane, della lunga e terribile schiavitù sopportata dalla sua gente, della Guerra di Secessione che aveva dato agli afroamericani, almeno formalmente, la libertà. Ma non la parità.

Durante l’adolescenza, mentre frequenta il Morehouse College grazie ad un insegnante capí l’importanza della religione. Giusto?
Sì. “Solo la fede in Dio permette ai fratelli neri di sopravvivere e credere che lassù qualcuno li ami” per lui questa frase fu una tale rivelazione che, dopo il liceo, si iscrisse al Seminario e completo gli studi per prendere i voti. E per tutta la vita affiancherà all’impegno politico la vocazione.

“Perché un essere umano deve essere disprezzato per il differente colore della sua pelle?”

Il modello di lotta che ispira la teoria di Martin Luther King è quello proposto dal Mahatma Gandhi: la non-violenza.
Agli studi religiosi – ma anche quelli sulla politica e l’economia – presto volle affiancare gli approfondimenti sugli insegnamenti di Gandhi che aveva sostenuto l’indipendenza del suo popolo applicando rigorosi principi non violenti. Qualcosa che non era certo normale vedere in America. E quando fu il momento di iniziare a fare sul serio, con lo sciopero contro la segregazione dei bus a Montgomery,Alabama, King riuscì a imporre quelle stesse idee a tutto il movimento che lo segui con fede incrollabile.

Una curiosità?
Non tutti sanno che nel corso della sua esistenza Martin Luther King è stato insignito di 20 lauree ad honorem rilasciate non solo da college e università U.S.A. ma anche da altre istituzioni di tutto il mondo. Nel 1963 il magazine Time lo nominò uomo dell’anno, la prima volta che un simile onore toccó a un uomo di colore.

Il libro di Paolo Borgognone per Diarkos “I Have a Dream” è reperibile presso le più importanti catene di librerie italiane e i canali principali di acquisto online, a partire da Amazon

Redazione

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