Bruno Mohorovich, un vero numero uno.
Ilaria Solazzo giornalista pubblicista e blogger, oggi, ha intervistato per noi lo scrittore Bruno Mohorovich.
D. Quando è nato in te il desiderio di iniziare a scrivere Libri per Bertoni Editore?
R. Per molti anni mi ero occupato di critica cinematografica e di didattica nel cinema nella scuola, essendo io stato – ora sono in pensione – docente di scuola primaria prima e poi, dopo un passaggio alle superiori, insegnando italiano agli stranieri adulti. Ma la poesia era sempre in me, fin da ragazzo; ne scrivevo davvero tanta. Per cui, ho sentito la necessità di avere un confronto con qualcuno che mi dicesse se valesse la pena che io continuassi a scrivere oppure riporre carta e penna. Avevo, insomma, bisogno di una verifica, soprattutto, per me stesso. L’occasione me l’ha offerta un corso di scrittura autobiografica che si teneva presso una biblioteca a Perugia; ho iniziato a frequentarla sperando di avere una risposta che ovviamente, nessuno mi ha dato. Mi sono ritrovato con carta e penna in mano e… “Scrivi”. Tornato a casa, dopo qualche giorno, è stata una sera – io scrivo, soprattutto, la notte – che mi son trovato a buttare giù un verso che mi aveva attraversato la mente. E da lì è partito tutto. Evidentemente pensavo di averla rimossa ma era lì, aspettava il momento buono. E così è nato il mio primo libro che ho sottoposto una prima volta ad un editore; avrei dovuto pagare una certa cifra e non ho accettato, forte del principio che a pagamento non avrei fatto niente; se così doveva essere ero disposto a riporre tutto nel cassetto e amen. Cosa succede dopo? Grazie a FB, entro in contatto con Jean Luc Bertoni, che conoscevo da molti anni, ma del quale avevo perso le tracce; sapevo che si occupava d’arte ed ho azzardato a chiedergli se pubblicava poesie. A risposta positiva, gli ho inviato il manoscritto di “Storia d’amore – una fantasia”: sono passati quasi 10 anni ed è nata da allora una bellissima collaborazione: praticamente subito dopo la pubblicazione e la presentazione del libro, mi ha coinvolto in una serie di presentazioni, partecipazioni a reading fino ad essere attualmente coordinatore presso la Bertoni editore del marchio “poesiaedizioni” e curatore di un paio di mie collane di poesia.
D. Se ti dovessi descrivere usando solo 3 aggettivi quali sarebbero e perché?
R. Difficile… ho fatto un lungo percorso umano per cercare di migliorarmi ed imparare dagli errori che ho commesso in passato. Se proprio dovessi definirmi – rischio di essere presuntuoso ( cosa che non sono) e narcisistico – direi che sono disponibile; sono attento alle esigenze del prossimo e, nel caso del mio lavoro / hobby, delle richieste dei poeti che non vorrei mai deludere; sognatore ed idealista, che non è detto sia sempre positivo nel mondo di oggi. Se c’è una cosa di cui sono contento è essere arrivato a mettermi in discussione.
D. Una curiosità… Quanto tempo hai impiegato per ideare dalla A alla Z il tuo primo libro?
R. Il mio primo libro è stato frutto di quella esperienza di cui ho già detto; nel momento in cui ho iniziato a scrivere la prima poesia, un’altra mi veniva in mente. Quando ho incominciato “Storia d’amore – una fantasia”, scrivevo delle poesie “a briglia sciolta”, inseguendo lo stato d’animo del momento. È stato ad un certo punto che mi sono reso conto che questa scrittura aveva bisogno di un ordine: stavo raccontando una storia ed era giusto darle un senso logico. Così sono nati i tre atti: Inizio, Insieme e Fine, completati da un prologo ed un epilogo in prosa. E in ogni mio libro di poesie mi sono avvalso anche della collaborazione di due cari amici artisti; per “Storia d’amore” e “Tempo al tempo” ho avuto il piacere di vederle commentate con il disegno di Stefano Chiacchella; per “Parlerò di te” ha dato il suo prezioso contributo un’antica compagna di scuola, ritrovata dopo quasi 50 anni, Mara Pianosi, che con la delicatezza dei suoi colori acquerellati, ha interpretato l’idea di donna che andavo celebrando.
D. Chi credi “dovrebbe” comprare e leggere i tuoi libri?
R. Devo dire che i miei libri, a parte il secondo “Tempo al tempo”, raccontano d’amore ed hanno avuto un certo positivo riscontro presso il pubblico femminile. Ricordo la battuta di una cara amica “ti piace vincere facile, eh?”… ma parlare d’amore mi sorge spontaneo, non saprei scrivere d’altro e/o dedicarmi a temi universali come molti trattano. Ma i miei libri li hanno apprezzati anche molti uomini, e questo mi fa ulteriormente piacere.
D. Quali sono le tue fonti di ispirazione nell’ambito artistico/culturale?
R. Ho sempre letto tanto, fin da bambino; prima passando per i soliti classici (i veri classici, non quelli che oggi vengono passati per tali, anche se mi rendo conto che ogni generazione ha i suoi eroi) per ragazzi da Salgari, all’indispensabile “Cuore” fino all’amato Dumas. Ma in gioventù ho letto di tutto; ricordo che a 14 anni , mentre gli amici giocavano a pallone, mi sedevo su una panchina davanti casa e leggevo Shakespeare, Wilde, Marlowe, Balzac, Poe; andavo in bicicletta in una libreria cartoleria – al tempo abitavo a Milano – e per poche centinaia di lire compravo i mitici libri della BUR, libri che ancora conservo gelosamente.
Per la poesia invece non posso non pensare ad Ungaretti; a Neruda, Prevert, Bukowski,ed ai classici latini per le poesie d’amore. Ma tutta la poesia, mi… “intriga” molto; la lettura anche del solo primo verso spesso mi fulmina per come è diretta e la sento mia.
D. Che importanza ha il genius loci all’interno dei tuoi lavori?
R. Scrivendo poesie d’amore non può che essere la Donna verso la quale nutro una profonda stima e rispetto per tutto quello che rappresenta anche e soprattutto in amore; non necessariamente una donna in particolare, anche se nel mio ultimo libro, pur avendo costruito una storia c’è un riferimento ad un amore giovanile; è stato forse il là che mi ha spinto a creare “Parlerò di te”, laddove parto dal principio che gli amori hanno un finale ma mai veramente una fine. E succede, nel tempo di riguardarsi indietro e rivedere la tua gioventù: gli amori fanno parte di quel periodo e sono i più dolci, strappano un sorriso tra l’amaro e il nostalgico.
D. Quale consiglio daresti ad un giovane liceale che avrebbe voglia dopo la maturità di intraprendere il tuo stesso cammino?
R. Non semplice la risposta. La mia vita professionale mi ha portato, in quanto docente, a vivere in mezzo ai giovani. Ho vissuto con loro per 40 anni, dalla scuola primaria a quella superiore. Innegabile che i tempi siano cambiati, che le generazioni non si assomiglino l’una all’altra: c’è un abisso. Eppure questi giovani hanno dei valori, sono curiosi e stimolanti. Bisogna sapere entrare in loro, avvolgerli e loro si faranno avvolgere e ti…travolgeranno. Ho portato nelle scuole dove ho insegnato il teatro ed il cinema; avrei tanti esempi ed episodi da raccontare; dico solo che ancora a oggi, a distanza di anni, ci sono alunni e studenti che mi ringraziano e ricordano le mie lezioni. Cosa potrei dire ai giovani? Di essere curiosi. Amo una poesia di Hikmet – ormai un classico – ma vera “Il più bello dei mari è quello che non navigammo…”, con tutto quello che segue. La curiosità, la ricerca, non accontentarsi mai né di quello che dicono gli altri né di se stessi: Ed hanno uno strumento che niente e nulla potrà mai essere distrutto: la libertà di pensare, di scegliere e fare ed essere Cultura. Proprio in questi giorni ho dato alle stampe l’antologia “I verdi anni della poesia”, curata da me e dalla Prof.ssa Antonella Lucchi che è ispiratrice e fautrice di un laboratorio poetico presso l’Istituto Tecnico “A. Cecchi” di Pesaro.
Un progetto in cui ho creduto molto, tanto da coinvolgere la prof. e dieci poeti tra ragazzi e ragazze dai 15 ai 18 anni. Un lavoro che racchiude le loro poesie dove, ovviamente risentono certamente delle tante letture poetiche che hanno fatto, ma che non ha impedito loro di tirare fuori la loro anima ed esprimersi con un linguaggio ed una ricchezza lessicale da cui molti presunti poeti, dovrebbero trarre insegnamento, io in primis. E presenteremo il volume all’imminente Salone del Libro di Torino.
D. Quali i tuoi progetti futuri?
R. Già detto del Salone del Libro, dove oltre a presentare i poeti del marchio Bertoni “poesiaedizioni”, avrò modo di riproporre il mio ultimo lavoro nato in tempo di pandemia “Parlerò di te”. Nell’occasione sarà presentata anche l’antologia che vanta la presenza di 100 poeti intitolata “Lo specchio”, creata proprio come omaggio al tema proposto quest’anno dal Salone, “Attraverso lo specchio”.
E per il futuro, tante valutazioni, curatela di nuovi autori e la partecipazione in qualità di giurato ad alcuni concorsi. Un appuntamento importante per noi è “PoesiaTrasimeno” , un festival della poesia che si terrà ad ottobre a Città della Pieve, terra del Perugino e che prevede tra tanti incontri, un Concorso Letterario i cui termini verranno resi noti quanto prima.
D. Se tu potessi fare un regalo all’umanità per cosa opteresti?
R. I tempi che stiamo vivendo non sono semplici; la pandemia ha cambiato di molto la nostra percezione della realtà: c’è un A.C. (Avanti Covid) e un D.C. (Dopo Covid); poi è arrivata la guerra, una delle tante in giro per il mondo, ma è quella che ci sta toccando più da vicino con le conseguenze che sappiamo; l’insicurezza economica ed il futuro incerto dei giovani, già considerati per molti aspetti occupazionali “vecchi” a 30 anni…Che dovrei regalare? Rischio di cadere nella retorica della pace, della solidarietà, della comprensione…Da autore mi appello alla Bellezza e alla Cultura, fintanto che ci saranno voci che si libreranno libere e potranno perpetuarla e tramandarla.
D. Grazie, grazie, grazie Bruno, per il tempo dedicatomi… Ti domando: come vorresti finire questa nostra chiacchierata?
R. Grazie a te per avermi concesso questo spazio e spero di non aver tediato quanti ti leggono. Auguro a tutti, anche a me stesso ed a te, tanta poesia e tanta buona lettura, perché come spesso mi piace dire al termine dei miei incontri “se un libro non si legge, il libro non esiste”. Grazie, davvero