Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva, più di 560 milioni l’anno per assistere 120.000 pazienti.
Matteo Scortichini (ricercatore EEHTA del CEIS): «Serve una gestione integrata per un’assistenza efficace»
«Più di 560 milioni di euro a carico del Sistema Sanitario nazionale». È questa, da un’analisi dell’Economic Evaluation and HTA, la spesa a carico del Servizio sanitario nazionale, per far fronte alla cura dei pazienti affetti daBroncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO). Un argomento affrontato nel corso del webinar promosso in collaborazione con il CEIS-EEHTA dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata e con il contributo non condizionato di Sanofi, che ha visto la partecipazione di clinici, associazioni pazienti ed esponenti delle istituzioni per fare il punto sulla gestione integrata di questa patologia complessa.
La BPCO è infatti una malattia respiratoria cronica caratterizzata da un’ostruzione persistente delle vie aeree, che compromette la respirazione e la qualità della vita dei pazienti. A livello globale, la malattia rappresenta la terza causa di morte, con circa 3 milioni di decessi l’anno.
E in Italia, la BPCO colpisce circa il 5,6% della popolazione adulta, pari a circa 3,5 milioni di persone, ed è responsabile del 55% dei decessi per malattie respiratorie. «In base ai risultati delle nostre analisi, nel quadriennio 2016-2019, quasi 120.000 pazienti hanno sperimentato un ricovero per BPCO ogni anno», dice Matteo Scortichini (ricercatore EEHTA del CEIS). I dati che ha presentato dicono che nei pazienti con una nuova diagnosi di BPCO, la mortalità a 30 giorni è pari all’11,3%, mentre a 1 anno raggiunge il 27,4%. Inoltre, circa il 50% dei casi incidenti sperimenta almeno una riacutizzazione entro un anno dalla diagnosi, con un consumo di risorse che cresce significativamente, fino al +198% in soggetti con almeno 3 o più riacutizzazioni.
Nonostante la triplice terapia sia considerata il trattamento massimale standard per la BPCO e sia utilizzata da circa il 40% dei pazienti nel campione analizzato, permane un elevato numero di riacutizzazioni durante il follow-up, indice del fatto che molti pazienti presentano una forma della patologia non adeguatamente controllata. «Questo scenario – conclude Scortichini – evidenzia la necessità di interventi mirati per migliorare la gestione della BPCO, ottimizzare l’aderenza terapeutica e ridurre l’impatto economico e clinico di questa patologia». Mario Picozza, presidente FederASMA e ALLERGIE spiega poi che «tra i bisogni insoddisfatti dei pazienti c’è sicuramente quello di poter contare su una diagnosi precoce.
La diagnosi, troppo spesso, arriva in ritardo, causando così danni ai quali non è possibile rimediare. Purtroppo, ancora oggi – dice Picozza – riceviamo moltissime segnalazioni da parte di pazienti che hanno difficoltà ad accedere ai servizi e a ricevere una reale presa in carico multidisciplinare». Per quel che riguarda la Bpco resta poi centrale la questione di una corretta informazione e sensibilizzazione, sia dei clinici che dei pazienti. «Ancora oggi – conclude Picozza – di questa malattia si parla troppo poco, anche tra i clinici può capitare che non ci sia una sufficiente attenzione ad intercettare eventuali campanelli d’allarme, nonostante i dati ci dicano che l’incidenza della malattia è in crescita.
Quanto ai pazienti, troppo spesso sottovalutano le difficoltà respiratorie, ignorando che possono essere il sintomo di una broncopneumopatia cronica ostruttiva e vedendo così peggiorare nel tempo la propria condizione di salute».
Il webinar ha promosso una tavola rotonda alla quale hanno preso parte Elena Murelli, (Senatrice, 10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale), Francesco Maria Salvatore Ciancitto, Gian Antonio Girelli e Maddalena Morgante (XII Commissione Affari Sociali, Camera dei Deputati).