Cinema – Addio censura: Franceschini firma il decreto che la abolisce
La censura cinematografica va in archivio. Casi come quello di Ultimo tango a Parigi, che fece scalpore nel 1976 non si ripeteranno più. Il ministro della Cultura, Dario Franceschini, ha firmato il decreto che abolisce “quel sistema di controlli e interventi che consentiva ancora allo Stato di intervenire sulla libertà degli artisti”, ha dichiarato. Un provvedimento atteso da tempo che arriva dopo oltre 100 anni di censura (fu istituita con il Regio Decreto n. 532 del 31 maggio 1914) in cui 274 film italiani, 130 americani e 321 da altri paesi non hanno visto la luce a causa di questa norma, con 10092 lungometraggi che invece sono arrivati al pubblico ma solo dopo alcune modifiche.
Addio Censura, nasce la commissione per la classificazione delle opere – Un decreto che segna un passaggio epocale e che libera i film da questa mannaia ormai superata. Al posto della censura il decreto istituisce la Commissione per la classificazione delle opere cinematografiche presso la Direzione generale cinema del ministero della Cultura con il compito di verificare la corretta classificazione delle opere cinematografiche da parte degli operatori. In altre parole “si mette in essere una sorta di autoregolamentazione – spiega nel dettaglio all’ANSA Nicola Borrelli, direttore della Direzione generale Cinema e audiovisivo – saranno i produttori o i distributori ad autoclassificare l’opera cinematografica, alla commissione il compito di validare la congruità”. Questo per le opere che andranno nelle sale cinematografiche, mentre per le varie piattaforme e servizi digitali varrà il sistema del parental control con la responsabilità della visione demandata alla famiglia.
La classificazione dell’opera avrà l’unico scopo di tutelare e proteggere i minori, con particolare riguardo alla sensibilità e allo sviluppo della personalità propri di ciascuna fascia d’età e al rispetto della dignità umana. Dunque i film verranno classificati in base al pubblico di destinazione: opere per tutti; opere non adatte ai minori di anni 6; opere vietate ai minori di anni 14 (ma a 12 anni compiuti e con un genitore può vederle) e opere vietate ai minori di anni 18 (ma a 16 anni compiuti e con un genitore può vederle).
Alla neonata commissione, spiega Borrelli, spetterà il compito di verificare “la corretta classificazione, proposta dagli operatori nel settore cinematografico”. Questa sarà composta da 49 membri incluso il Presidente (è stato nominato il Presidente emerito del Consiglio di Stato, Alessandro Pajno), nel rispetto dell’equilibrio di genere, avrà durata di 3 anni e vedrà al suo interno sociologi, pedagogisti, psicologi, studiosi, esperti di cinema (critici, studiosi o autori), educatori, magistrati, avvocati, rappresentanti delle associazioni di genitori e persino di ambientalisti. Per rendere più comprensibile la classificazione i materiali pubblicitari avranno icone indicanti la eventuale presenza dei contenuti ritenuti sensibili per la tutela dei minori, tra i quali violenza, sesso, uso di armi o turpiloquio.